Se cerco sul dizionario online la parola “aspettativa“, capisco immediatamente quanto nasconda in sé questo sostantivo maligno. Garzanti mi dice che l’aspettativa è “speranza”, “anticipazione”, “previsione”, ed è collegata alle parole “ideale”, “disincanto” e “attesa”.
mizaar.wordpress.comMi sembra che in fin dei conti, l’aspettativa sia una grande, deludente, fregatura.
In primo luogo, “aspettarsi”, significa avere la certezza che qualcosa stia per accadere. Ma la sicurezza cieca di qualcosa di certo in procinto di avverarsi, a mio avviso distoglie dalla reale percezione di cosa stia succedendo.
Non a caso, la parola è semanticamente connessa a quella di “ideale”. Idealizzare significa attribuire a qualcosa di astratto un fittizio connotato reale.
Ciascuno di noi raccoglie, grazie alle esperienze passate, una serie di aspettative su quelle future. Pensare di aver già conosciuto qualcosa, spesso ha la capacità di guidarci verso il nuovo attraverso quello che abbiamo già vissuto. Ma al contrario, aspettarsi qualcosa, nell’eventualità che poi non accada, può essere molto ostacolante.
Il problema legato alla fantasticheria dell’incerto, è che questa è unidirezionale, proviene cioè dall’unica persona che la formula. In un mondo in cui la maggior parte delle interazioni è almeno bidirezionale, aspettarsi qualcosa significa il 95% delle volte essere delusi dalle infinite variabili che si intromettono tra ciò che ci si aspetta e ciò che realmente è. Ci sono imprevisti, ostacoli, fattori esterni che condizionano il tempo e il divenire delle cose.
In una relazione, il fattore esterno è rappresentato dall’altra persona che, proprio in quanto altro da noi, non è un prolungamento dell’io, ma soggetto indipendente e diverso da ciò che ci si immagina sia.
Per questo, quando troppo ci si aspetta e tanto più è rigido il bagaglio delle nostre aspettative, si rischia di non essere più in grado di gestire la relazione: il giudizio che deriva da un’aspettativa delusa si tramuta in gesti e parole frustranti per l’altro e in un inevitabile allontanamento da parte di entrambe le parti di un rapporto.
Avere la necessità che qualcosa vada sempre come ce lo si aspetta, insieme al rivelare una tendenza a voler sempre mantenere il controllo di ciò che si ha tra le mani, produce l’incapacità di vedere che ciò che accade di diverso può essere anche migliore da ciò che desideravamo.
Ma il problema di tutto ciò è che se non ci si apre alla possibilità di capire e conoscere atteggiamenti diversi dal nostro, si rischia di non entrare mai in contatto con la persona che abbiamo davanti: gli attribuiamo valori e connotati che le nostre aspettative producono unilateralmente, ma non riusciamo a vedere chi realmente sia.
E magari non sappiamo riconoscere la persona giusta, o un gesto d’affetto, o un’espressione del voler bene, solo perché non viene realizzata come la nostra aspettativa ci indicava.
Rischiamo di non vedere più ciò che è vero ma continuiamo a preferire di immaginarci l’irreale.
E a forza di sperare che accada tutto com’è nella nostra mente, ci isoliamo nel mondo fantastico da noi costruito, di cui però rimaniamo gli unici abitanti.
Bellissimo articolo, colpisce nel profondo.