Il piccolo esercito della nostra vergogna: 3800 migranti bambini arrivati via mare

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Nei primi tre mesi del 2019 sono arrivati in Europa, via mare, ben 3800 migranti bambini.

Un piccolo esodo silenzioso, disarmato e disarmante, di cui veniamo a conoscenza mentre al Viminale il ministro Salvini incontra il presidente serbo Aleksandar Vucic.

Lo scopo della visita è accordarsi per rafforzare il controllo delle frontiere e fronteggiare l’immigrazione irregolare.

Salvini incontra Vucic

I due hanno parlato di sicurezza, cooperazione, rapporti internazionali. Vucic ha assicurato massima collaborazione, Salvini in cambio gli ha garantito il sostegno alla candidatura per entrare nell’Unione europea. Appena qualche giorno fa l’ennesima strage invisibile nel Mar Egeo, dove un barcone diretto verso l’isola greca di Lesbo è affondato portandosi giù nove migranti, di cui quattro donne e cinque bambini. Dall’inizio del 2019 le autorità turche hanno bloccato alla partenza 80mila migranti, ma l’accordo con Ankara del 2016 con cui Bruxelles ha provato a blindare la rotta attraverso la Turchia fa acqua da tutte le parti.

Un migrante su quattro è un bambino

Nei primi tre mesi del 2019, circa 16mila migranti e rifugiati hanno raggiunto l`Europa attraverso le rotte migratorie nel Mediterraneo. Anche se questo rappresenta una lieve diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2018, secondo quanto denunciato dall’Unicef la percentuale di bambini è aumentata da un arrivo su cinque a uno su quattro. Il numero totale di bambini giunti sulle coste europee in questi mesi è di 3.800. Questi si aggiungono ai circa 41mila già presenti nelle strutture di accoglienza in Grecia, Italia e Balcani all’inizio del 2019. In soli tre mesi del 2019, 365 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo, oltre il 60% del numero totale di vittime registrate in tutto il 2018.

4480 bambini aiutati dall’Unicef

Fra gennaio e marzo 2019 l’Unicef ha raggiunto circa 4.480 bambini con gli interventi di protezione dell’infanzia e circa 1.950 minorenni non accompagnati a ricevere cure e protezione in Italia, in Grecia e nei Balcani. Altri 15.850 bambini hanno frequentato regolarmente le attività d’istruzione formale e informale supportate dall’organizzazione. Circa 1.100 persone hanno avuto accesso a servizi per la prevenzione e la risposta alla violenza di genere.

Migranti vittime di abusi

Molti giovani migranti e rifugiati in fuga hanno vissuto violenze e abusi, con conseguenze sul loro benessere psicologico e fisico. In particolare in Italia, quasi tutte le donne e le ragazze arrivate hanno riportato di essere sopravvissute a forme di violenza sessuale o di genere. Una ricerca recente ha rilevato che anche gli uomini e i ragazzi sono spesso vittime di violenza sessuale in mano a gruppi armati, mentre sono rapiti o imprigionati, soprattutto in Libia.



I migranti minori in Italia

In Italia, al 28 febbraio, erano presenti 8.537 minorenni stranieri non accompagnati. Nel 2018 gli arrivi via mare dei giovani migranti e rifugiati registrati sono stati 3.536, ad aprile 2019 erano 98. I minorenni stranieri irreperibili, cioè quelli per i quali è stato segnalato dalle autorità competenti un allontanamento, sono 4.324. Il sistema di protezione e inclusione sociale dei giovani migranti e rifugiati in Italia è messo sempre peggio. Altamente frammentato, si incancreniscono le già evidenti disparità nell’accesso ai servizi di cura, con il rischio che i più vulnerabili rimangano invisibili. Si registrano gravissime criticità nell’accesso ai sistemi di istruzione e ai tirocini professionali. Per non parlare delle enormi difficoltà nell’accesso alle informazioni utili per il percorso in Italia.

I migranti minori in Grecia e Bulgaria

In Grecia nei primi tre mesi del 2019, sono arrivati via mare 2.077 bambini, circa il 40% di tutti gli arrivi via mare, portando il numero di bambini presenti in Grecia a 28mila (di cui 3.535 non accompagnati). La situazione dei bambini e delle famiglie nei centri di prima accoglienza e identificazione rimane molto preoccupante, visto che al 31 marzo 2019 erano presenti in questo tipo di centri 11.500 persone in 5 isole egee circa, il doppio rispetto alla loro portata totale. In Bulgaria, nel corso dei primi tre mesi del 2019, circa 300 rifugiati e migranti, di cui un quarto bambini, hanno presentato richiesta di asilo nel paese, livelli comparabili agli ultimi tre mesi del 2018. A causa di continui spostamenti, alla fine di marzo meno di 180 bambini (la metà dei quali non accompagnati) erano rimasti nei centri di accoglienza.

I migranti minori in Serbia e Bosnia

In Serbia al 31 marzo, poco più di 4.200 migranti e rifugiati, fra cui 883 bambini, erano presenti in 16 centri di accoglienza e asilo gestiti dal governo. Ciò rappresenta un calo rispetto a dicembre 2018, ma con il miglioramento delle condizioni meteorologiche, gli arrivi, anche di minorenni stranieri non accompagnati, e gli spostamenti aumentano. Uno dei fattori di maggiore preoccupazione è la situazione di oltre 400 minorenni stranieri non accompagnati, che non hanno ancora acceso a cure appropriate, protezione, istruzione e altri servizi. In Bosnia-Erzegovina nel primo trimestre del 2019, le autorità di confine hanno registrato circa 3.600 nuovi arrivi di migranti e rifugiati. Delle 6.450 persone presenti nel paese a fine marzo, il 19% erano bambini e il 7% bambini non accompagnati. Nonostante i progressi nell’incrementare la risposta nazionale, le capacità di accoglienza rimangono limitate.

Servono 27,5 milioni di dollari

L’Unicef chiede inoltre di proteggere i bambini e giovani migranti e rifugiati da discriminazione e xenofobia e di fare fronte alle cause che allontanano i bambini e i giovani dalle loro case attraverso politiche e investimenti finanziari su tutte le aree degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, come la protezione sociale, l’occupazione giovanile, le azioni per il clima, per la pace e la giustizia. L’appello dell’Unicef per il 2019 per la risposta ai migranti e rifugiati in Europa è di 27,5 milioni di dollari, di cui 12,4 milioni per la protezione dell’infanzia e 9,4 milioni per l’istruzione.

Miriam Carraretto

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