“Il mio obiettivo è quello di aiutare le persone che stanno sulla sedia a rotelle, sia psicologicamente che fisicamente”, è ciò che dice Mohammad Sayed. La sua storia potrebbe essere inserita nel vecchio libro “Cuore” di Edmondo de Amicis. Sayed, aveva solo 5 anni, quando la sua casa in Afghanistan fu bombardata, causandogli una lesione traumatica al midollo spinale. E successe solo pochi giorni dopo aver perso la madre a causa di un cancro. E per finire, suo padre lo portò in un ospedale di Kabul e lo abbandonò.
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Ha trascorso sette anni in ospedale, non perdendo mai la speranza, anche quando l’ospedale fu evacuato.
Rimase solo con la compagnia di poche guardie.
La sua storia come una favola, si sopporta l’inverosimile, poi alla fine c’è il premio.
Sayed fu adottato da Maria Pia-Sanchez, un’infermiera americana che lavorava in Afghanistan.
Maria Pia non lo aveva dimenticato.
Due anni più tardi, si è trasferito negli Stati Uniti, con 600 dollari in tasca, come ama sottolineare.
I proventi di lavoretti da lui eseguiti, come riparare i cellulari o insegnare l’inglese.
La sua nuova vita ricominciò così a Boston con una madre amorevole.
Conobbe la figura di Mahatma Gandhi, si innamorò del concetto di “non violenza” come arma per combattere la violenza.
“Prima di conoscere Gandhi, i miei modelli erano i signori della guerra e io avrei voluto avere le gambe per uccidere quei bastardi di talebani”.
Quei signori della guerra sono stati sostituiti con Gandhi, Martin Luther King e Nelson Mandela.
Due anni fa a Sayed venne l’idea di creare un supereroe sulla sedia a rotelle.
Realizzò un fumetto in cui il protagonista è un eroe disabile.
Un eroe che combatte pacificamente per portare la pace nel mondo.
Un supereroe speciale che combatteva contro i cattivi facendo loro capire le conseguenze delle loro azioni.
È nato così Wheelchair Man, un cartoon ispirato alla sua vita: un adolescente, immigrato e musulmano che lotta contro l’odio e vuole rendere il mondo un posto migliore. “La maggior parte dei supereroi è tutto azione e violenza e alla fine tutto è distrutto e l’eroe diventa un eroe perché ha distrutto tutto… In Afghanistan non abbiamo supereroi, quindi questo è il primo… in questo tempo e in questa situazione in cui ci troviamo ora, tutti hanno bisogno di speranza e tutti vogliono la pace, tutti in tutto il mondo”.
Umberto Eco, anni fa, aveva in qualche modo tessuto l’elogio a Franti.
Il cattivo ragazzo del mieloso libro “Cuore”.
Eco aveva anche sdoganato,il fumetto da “arte scadente”.
Eco trovava interessanti Superman e Charlie Brown, anche dopo aver studiato all’università l’estetica di Tommaso d’Aquino. Probabilmente a Eco, questa storia di Mohammad Sayed e del supereroe Wheelchair Man, che combatte il male, ma non giudica Franti anzi cerca di comprenderlo e di far uscire il meglio anche da chi pare non averne per niente, sarebbe piaciuta.
Nel gruppo TNT, del fumetto Alan Ford, molto famoso negli anni Settanta, il loro capo è un uomo vecchissimo su una sedia a rotelle chiamato il Numero Uno e cattivissimo, oggi abbiamo Wheelchair Man, su una sedia a rotelle giovanissimo e buonissimo.
Qualche volta la sofferenza consente di andare oltre, altre volte, invece, la sofferenza peggiora le persone e le incattivisce.
Paola Tassinari