Assistenza sessuale: un traguardo possibile?

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Negli ultimi anni si è fatta sempre più strada l’importanza dell’ educazione all’autonomia per lo sviluppo della persona disabile, sia fisico, relazionale che intellettivo. Tutto questo grazie anche alla prorompente evoluzione delle politiche sociali in Europa che, attraverso linee guida ben definite, hanno dato avvio alla predisposizione di percorsi educativi individuali finalizzati all’acquisizione delle autonomie personali e alla possibilità di emancipazione del soggetto.

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Quando andiamo incontro ai bisogni delle persone con disabilità assistendoli e affiancandoli nello svolgimento di azioni quotidiane che non possono essere svolte in autonomia, come per esempio la cura dell’igiene personale, la comunicazione o il vestirsi, non ci rendiamo conto che fra tutti questi diritti ce n’è uno che spesso viene taciuto: quello della sessualità. Questo perché tutto ciò che riguarda la vita sessuale di queste persone viene ancora percepito dalla nostra società come un tabù. 

E’ di fondamentale importanza pertanto che ognuno di noi rifletta sul proprio modo di vivere la sessualità come premessa necessaria per poter cogliere, in modo empatico, i diversi aspetti del tema, e su ciò che l’autoerotismo può significare per una persona disabile: un’esperienza, di per sé piacevole, può generare però un vissuto di frustrazione legato a difficoltà motorie.

Ecco allora che entra sempre più in gioco il tema dell’assistenza sessuale, già previsto in molti paesi europei. In Italia il 27 aprile dello scorso anno, è stato presentato al Senato il disegno di legge sulla figura dell’assistente sessuale, dal parlamentare Sergio Lo Giudice. “E’ un evento che questo disegno di legge approdi in Parlamento, speriamo vada in porto, lotteremo per questo”, afferma Max Ulivieri portavoce del comitato promotore e blogger del fattoquotidiano.it. “Non è una figura comparabile alla prostituta, dà un sostegno emotivo, oltre che fisico, sarà una figura da formare professionalmente e serve a risolvere situazioni difficili in cui le famiglie spesso devono cavarsela da sole”.

Tra le testimonianze dirette infatti sono molte quelle di genitori costretti a masturbare i propri figli per soddisfare un bisogno che se inespresso può sfociare in rabbia e aggressività, oppure sottoporre i figli a terapie ormonali.
La domanda sorge spontanea: sono davvero queste le soluzioni più concrete ed efficaci per rispondere a tali bisogni o bisognerebbe abbattere le barriere costituite da timore, pregiudizio e ipocrisia insite nella nostra societa?
Un assistente sessuale è un vero e proprio facilitatore specializzato che attraverso una buona relazione con l utente è in grado di aiutarlo a percepire ed esplorare il proprio corpo, offrendo a sua volta un corpo come luogo di incontro. Perché anche una persona con handicap può offrire piacere.

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