Rita Hester il 28 Novembre del 1998 viene uccisa a coltellate nel proprio appartamento ad Allston (quartiere di Boston). Alcuni testimoni oculari dicono di averla vista lasciare il locale Jacques, in compagnia di una o due persone, comportamento che i testimoni hanno considerato strano perché non era una sua abitudine. Un vicino alle 6 e 20 del pomeriggio chiama la polizia perché sente dei rumori che lo insospettiscono provenire dall’appartamento di Rita. I poliziotti trovano Rita già in arresto cardiaco, pugnalata più volte, e a nulla serve la corsa verso l’ospedale Beth Israel Deaconess Hospital. Quando i giornali cominciano a parlare dell’omicidio di Rita, fecero qualcosa che fece molto arrabbiare la madre, la sorella e il fratello, gli amici della donna, cominciarono a parlare di lei al maschile. Per loro Rita era solo una seconda identità, non la sua vera identità. Cancellarono Rita come fu cancellata dai suoi assassini, la uccisero una seconda volta. Probabilmente fu uccisa da conoscenti, la serratura della porta non è stata forzata e nulla mancava nell’appartamento. Uccisa per odio perché la transfobia è fatta solo di odio e d’ignoranza.
Il Transgender Day of Remembrance cade ogni 20 Novembre dal 1999, venne introdotto da Gwendolyn Ann Smith, attivista transgender, in ricordo di Rita Hester e tutte le vittime della violenza transfobica.
Nel 2009 è nato The Trans Murder Monitoring project (TMM) che ogni anno rivela il numero di omicidi di persone trans che vengono compiuti nel mondo: dal 2008 al 31 Dicembre 2014 gli omicidi sono stati 1731, la maggior parte, 1356, sono avvenuti nel Centro e Sud America. 131 di loro avevano meno di 20 anni. Ed è davvero impressionante anche il numero delle vittime che hanno una età inferiore ai 14 anni.
La programmazione di Real Time in questi ultimi mesi ha dato voce a chi ha avuto il coraggio di seguire il proprio io. Chi ha lottato e lotta contro le discriminazioni e la transfobia per vivere la propria vita. Vite Divergenti – Storie di un altro genere: in cui attraverso le interviste di 14 persone veniamo catapultati dentro emozioni fortissime, commozione e gioia di vivere. E si presenta la realtà del Movimento Identità Transessuale (MIT http://www.mit-italia.it/) cioè la prima associazione ONLUS con sede a Bologna nata con lo scopo di difendere e sostenere i diritti delle persone transessuali, travestiti e transgender. La presidente dal 1988 fino alla sua scomparsa nel 2010 fu Marcella Di Folco, succeduta da Porpora Marcasciano, anche lei intervistata nel terzo episodio.
Le nuove ragazze del quartiere: Le vite di sei donne transgender di Kansas City che si sono conosciute in un gruppo di supporto psicologico ai transgender e che affrontano gli ostacoli della loro trasformazione.
Io sono Jazz: Jazz ha 11 anni è un vulcano di energia ed è transgender. Sta finendo le medie e si prepara per le superiori, e con l’aiuto dei suoi genitori dei fratelli e della sorella e delle amiche, affronterà tutto.
Tutto su mio padre: “Chi l’avrebbe mai detto che mio padre sarebbe diventato una donna, mentre io stavo diventando un uomo?” dichiara Ben, un adolescente come tanti altri che con l’aiuto della famiglia e degli amici affronterà il percorso di cambiamento del padre che cercherà di non perdere mai lo stretto legame che ha con il figlio.
Chi è transessuale sente il sesso di nascita come non corrispondente a ciò che realmente sente di essere, alla propria identità di genere. Non è un fatto di scelte, è qualcosa che va oltre l’operazione chirurgica di riattribuzione del sesso e non c’entra con l’orientamento sessuale che riguarda la sfera affettiva. Si parla di identità, di ciò che ognuno di noi è intimamente e profondamente.