Il 29 novembre 1944, i partigiani albanesi liberano il loro paese dal nazifascismo. Cacciano i soldati tedeschi da Tirana e da tutte le più grandi città dell’Albania. Questa è la data della fine della guerra di liberazione albanese contro l’occupazione nazifascista.
1939: Mussolini occupa l’Albania
Benito Mussolini invade l’Albania nel 1939. Il Re Zog I si rifugia in Grecia e Vittorio Emanuele III viene incoronato a Roma Re d’Albania, lasciando scandalizzata, ma inerme la popolazione albanese. In effetti il confronto tra l’esercito italiano e quello albanese era impari. Inoltre i militari albanesi erano stati addestrati dagli italiani. Molti dei militari italiani insediati in Albania riuscirono a sventare qualsiasi tentativo di resistenza partito dalle montagne.
1940: campagna in Grecia
L’Albania non è inizialmente ostile verso il regime fascista che si propone di portare investimenti economici ed infrastrutturali in un paese economicamente arretrato. Venne istituita un unione doganale e tariffaria. Sul finire del 1940, l’esercito albanese si unisce a quello italiano nel tentativo di conquistare la Grecia: ma la campagna in Grecia è una catastrofe che dà il via al malcontento della popolazione albanese nei confronti del fascismo.
1943: il Movimento di Liberazione Nazionale
Nel 1941 nascono le prime divisioni partigiane.
Ci sono gli zoghisti guidati da Abaz Kupi, che desiderano riportare al potere il re Zog I. I comunisti, nati con il supporto del partito comunista jugoslavo e dell’URSS, guidati da Enver Hoxa e il Fronte Nazionale, repubblicani, anti-comunisti e nazionalisti.
Nel settembre del 1942, a Peze, comunisti e zoghisti costituiscono il Movimento di Liberazione Nazionale.
Dato che il Fronte Nazionale non partecipa si cerca di superare le diffidenze con l’accordo di Mukje, nell’agosto del 1943, con il quale le formazioni partigiane si impegnavano genericamente a contrastare il nemico.
La resistenza dei militari italiani in Albania
E’ solo a seguito dell’armistizio dell’8 settembre che i partigiani iniziano una guerriglia compatta e serrata. Un contributo importante verrà dato dai soldati italiani. Dei 150.000 militari italiani stanziati in Albania risulta che molti vengono trucidati dai tedeschi, molti portati nei campi di concentramento. Circa 20.000 soldati si disperdono nelle campagne. Più di 3.000 militari italiani si uniscono alla resistenza albanese dando vita al Battaglione Gramsci che parteciperà alla liberazione. Nell’ottobre del ’44 la resistenza libera la città di Valona. A metà novembre i partigiani liberano Tirana, guidati da Mehmet Shehu, che sarà poi ministro degli interni per trent’anni. Il 29 novembre 1944 viene liberata la città di Scutari. Nello stesso giorno, In Italia avviene la strage di Marzabotto in cui muoiono circa 1.800 civili per mano dei soldati tedeschi.
Enver Hoxha e il regime integralista
l’11 gennaio 1946 nasce la Repubblica Popolare Albanese. Enver Hoxa, l’uomo a capo della resistenza, diventa il leader politico dell’Albania fino alla sua morte, l’11 aprile del 1985.
Nel suo libro, L’uomo che non doveva mai morire, Giovanni Verga racconta di un paese che a partire dal dopoguerra cade in isolamento e subisce una politica dittatoriale che lascia l’Albania reclusa per oltre quarant’anni, la dittatura più duratura del novecento europeo. Oggi a Tirana ci sono i Bunk’art, musei che testimoniano il regime comunista sui generis creato da Enver Hoxa. Per molto tempo nella memoria degli albanesi la liberazione dal nazifascismo si è tristemente confusa con l’inizio della dittatura. Come dice Verga nel suo libro
Il ricordo del regime comunista di Hoxha è rimasto ancora oggi una piaga aperta nella memoria degli albanesi, come una ferita mai del tutto curata. Come un lutto non completamente elaborato questa mancata catarsi ha impedito una naturale maturazione del Paese e un definitivo distacco dal passato.
L’Albania oggi
A partire dal 29 novembre 2004, a 60 anni dalla liberazione dell’Albania sono cessate le parate in stile sovietico e si è dato il via alla Notte Bianca a Tirana con concerti ed eventi diffusi in città. L’Albania in questi giorni è salita alle cronache per le proteste, represse dalla polizia con i lacrimogeni, contro il proprio Primo Ministro Edi Rama. Molti cittadini lo accusano di corruzione e chiedono le sue dimissioni. Oggi come ieri, l’Albania si dimostra un popolo vivo, capace di lottare per i propri diritti. Come racconta Michele Sarfatti in La Shoah in Italia: storia, consapevolezza, educazione l’Albania, durante la Seconda Guerra Mondiale, si distinse per il trattamento che riservò agli ebrei, sforzandosi di proteggerli e nasconderli nelle case dei civili per salvarli dallo sterminio
L’Albania, paese che all’epoca era il più musulmano e forse il più povero d’Europa, e Paese che fu controllato prima dall’Italia fascista e poi dalla Germania nazista, spicca nel continente proprio per la sua non collaborazione allo sterminio.
Credo che questo spirito di solidarietà umana aldilà di qualsiasi appartenenza di razza, religione, etnia sia non solo da celebrare nella ricorrenza del 29 novembre 1944, ma da trasmettere alle future generazioni come la chiave per un futuro felice.