28 luglio 1976. Con una sentenza della Corte Costituzionale terminava il monopolio Rai. Fu la nascita delle TV private e l’innescamento dell’arma di distrazione di massa.
Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare, citazione d’attualità visto il ritorno di Blade Runner sul grande schermo. Ho visto cosche mafiose scomparire nel nulla perché la TV ci ha detto non siano mai esistite. Ho visto piazze vuote essere considerate piene e viceversa perché la TV ci ha detto così. Ho visto fatti stravolti perché a qualcuno in TV sembrava fosse giusto così e ho visto persone che hanno assistito a quei fatti convincersi che siano andati veramente come diceva quel qualcuno in TV. Perché non è vero quello che è vero ma quello che più volte viene ripetuto da chi ha maggior risonanza mediatica.
Tra i giovani la TV sta riscontrando un notevole calo di ascolti subendo i colpi di Netflix e del web più in generale. Con questi mezzi i ragazzi hanno la possibilità di scegliere la propria programmazione d’intrattenimento e da quale fonte ricavare le notizie dal mondo, senza essere obbligati a un palinsesto stabilito da terzi.
Questo non ferma però lo strapotere televisivo che è ancora forte e radicato nelle generazioni dai 35/40 anni in su. La TV detta ancora la moda, veicola il pensiero e riesce a convincere le persone di quello che vogliono. Riesce a creare il nemico di turno da combattere. Lo sa bene Salvini che di questo mezzo ne fa un utilizzo spropositato e lo si trova saltare da un salottino di dibattito “politico “ a un altro.
Ci vorrà poco prima che il suo faccione sponsorizzi qualche prodotto per la cura dei sanitari “Non riesci a liberarti dello straniero? Comincia dal calcare con…”, la “pasta Balilla” o che appaia alla finestra di Piazza San Pietro alle spalle di Papa Francesco come un Gabriele Paolini qualsiasi. Lo sa, lo sciacallo padano, che alla fine la spunta chi ripete più volte e più forte la sua realtà come sa che serve un linguaggio semplice e immediato.
Inneggiare alle ruspe e creare un nemico da combattere trova più facilmente terreno fertile, nella mente del teledipendente medio, rispetto alle degressioni “vendoliane” su Kierkegaard. Lo sa Salvini come lo sapeva Berlusconi che è riuscito tramite i suoi mezzi a sopravvivere a truffe e scandali e a farsi eleggere per un ventennio.
Oggi è il 28 luglio. Questo giorno di 41 anni fa sanciva, con una sentenza della corte Costituzionale, la fine del monopolio Rai e la quindi seguente nascita delle TV private. Quel 1976 ha cambiato per sempre il panorama mediatico italiano e l’ha portato allo stato attuale.
È arrivata così la gara all’auditel, la caccia al programma più acchiappa ascolti. Una TV che è passata da quella del Rischiatutto e del Carosello, a quella del trash e dei programmi che non richiedevano uno sforzo d’attenzione e di comprensione. Quella che ha tutti gli effetti era ormai diventata un’arma di distrazione di massa. Quella da guardare a neuroni disattivi e cervello spento.
Proprio in quel momento la TV, e chi possedeva la possibilità di utilizzarla come cassa di risonanza, ha capito il potere che aveva. Il potere di rendere vero ed esistente qualsiasi cosa volesse. Una convinzione che è cresciuta col passare del tempo ed è arrivata oggi. Forse è proprio questa presunzione che li porta a credere che se non ci fossero loro a darci indicazioni noi non sapremmo come comportarci.
“È estate. Non uscite nelle ore più calde e bevete tanta acqua”. Il pericolo di gente che, in piena estate, esce di casa, senza un valido motivo, nelle ore più calde dimenticandosi di dover bere per idratarsi smuove la moralità dei grandi network che sentono il dovere di istruirci. Mi immagino i grandi direttori delle TV tronfi e soddisfatti per averci salvato la vita da un’atroce morte certa.
La TV sta forse esalando gli ultimi respiri e presto potrebbe soccombere per mano delle nuove generazioni che la sostituiranno con il web e i servizi che questo offre. L’unica cosa certa è che la TV, come la conosciamo oggi, compie il suo 41° compleanno. Ah… Mi raccomando. Ricordatevi di non uscire nelle ore più calde e di bere tanta acqua.
Christian Gusmeroli