271 profughi afghani: i pochi richiedenti asilo ricordati dall’UE

271 profughi afghani

Solo 271 profughi afghani sono stati reinsediati nell’Unione Europea a fronte degli oltre 270mila richiedenti asilo presenti nei campi profughi, secondo il rapporto stilato dall’International Rescue Committee;  i Paesi dell’Ue non hanno rispettato gli impegni e le promesse di aiutare gli afghani attraverso corridoi umanitari, il ricongiungimento familiare e altri percorsi di protezione.

I 271 profughi afghani reinseriti

Il nuovo rapporto dell’International Rescue Committee, intitolato “Two Years On: Afghans Still Lack Pathways to Safety in the EU”, riporta che i Paesi dell’Unione Europea non sono stati in grado di mantenere le promesse fatte ai cittadini afghani in fuga dal regime talebano di Kabul, che ha riconquistato il potere nel 2021: a due anni dalla presa dei poteri dei talebani non ci sono ancora percorsi di sicurezza nell’Unione Europea. Dei circa 273mila rifugiati presenti nei vari campi, solo 271 profughi afghani sono stati reinseriti negli Stati membri dell’UE nell’ultimo anno, ammontando quindi allo 0,1% degli individui identificati come vulnerabili e quindi potenzialmente soggetti a protezione internazionale. Si era promesso ai profughi afghani, che ad oggi rappresentano la terza più grande popolazione di rifugiati a livello globale, un aiuto attraverso corridoi umanitari, ricongiungimento familiare, inserimento negli stati UE, ma gli impegni presi non sono stati mantenuti. Il report denuncia una vera e propria “sconcertante negligenza” da parte dei paesi membri, che non solo mette a rischio i profughi durante il loro viaggio verso una protezione, ma che gli lascia anche chiusi nei campi per i rifugiati “impedendo il loro inserimento nelle comunità locali e devastando la loro salute mentale“.

Alcuni Stati hanno effettivamente sviluppato piani ed iniziative per aiutare concretamente i profughi afghani, come ad esempio il nostro paese, ma a causa di ostacoli ed impedimenti di natura burocratica gli obbiettivi non sono stati portati a compimento: l’Italia ad esempio ha avviato nel novembre 2021 un programma di corridoi umanitari per consentire l’ingresso di 1.200 cittadini afghani. Tuttavia, fattori come la mancanza di macchine necessarie per il rilevamento delle impronte digitali presso le ambasciate italiane in Pakistan e Iran necessarie per registrare i rifugiati afghani prima della partenza, hanno causato “gravi ritardi”. A metà maggio 2023, poco meno di 600 cittadini afghani sono arrivati ​​in Italia attraverso questi corridoi umanitari, la metà dell’obiettivo iniziale, sottolinea il rapporto dell’Irc. Altri Paesi invece non sono stati in grado di prendere alcun impegno concreto, non garantendo di fatto la sicurezza degli afghani. 

Il grave problema dei campi profughi

Il rapporto dell’International Rescue Committee evidenzia, come abbiamo detto, dei chiari problemi di salute mentale da parte degli afghani che sono costretti a rimanere per lungo tempo in questi campi, che sembrano più centri di detenzione che di accoglienza. Lo studio dell’IRC mostra come il 92% degli afghani assistiti dalle loro squadre di psicologi a Lesbo, Atene e nelle isole greche, abbia manifestato sintomi di ansia (più o meno grave) e che ben l’86% abbia sofferto di depressione. Sintomi di patologie mentali preoccupanti che derivano ovviamente sia dalle difficoltà incontrate dai profughi nello scappare dal regime di Kabul, che dal dover rimanere per lungo tempo in centri detentivi dove la condizione di vita è poco dignitosa (sia dal punto di vista del sovraffollamento che da quello delle condizioni igieniche). David Miliband, capo dell’International Rescue Committee, chiede una maggior cooperazione da parte dei Paesi dell’Unione Europea ricordando loro gli impegni e le promesse prese; si può (forse) capire la difficoltà del reinserire tutte le 270mila persone nei vari stati, ma di certo non è comprensibile come solamente 271 profughi afghani siano stati ricollocati.

Il report dell’IRC si conclude dando “una tabella di marcia con raccomandazioni per superare le più immediate sfide e per mettere in atto un approccio sostenibile e a più lungo termine, in linea con i valori dell’UE, quali l’accoglienza“. Propone sostanzialmente pochi punti per i membri UE quali l’espansione e la creazione di nuovi corridoi umanitari, assicurare l’accesso ai richiedenti asilo in modo dignitoso e una mobilitazione più generale dell’opinione pubblica, in modo da dare una forte spinta ai governi nella salvaguardia e nell’accoglienza degli esuli afghani.

La situazione quasi sicuramente non cambierà nel breve periodo, sappiamo quanto la burocrazia in certi casi sia lenta e quanto l’interesse dell’opinione pubblica scemi velocemente; speriamo però che il report presentato dall’IRC possa smuovere le acque e mandare un segnale a chi di dovere per far volgere al meglio le cose.

Marco Andreoli

 

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