Essere cittadini di una democrazia significa essere liberi e avere la facoltà di esprimere la propria opinione su tutto ciò che riguarda tanto l’esistenza soggettiva, quanto la vita di comunità nel suo insieme.
Si dice che una buona democrazia possiede nel suo calderone dei cittadini illuminati, consapevoli, informati. Una popolazione attiva dotata di ragione, che vota ai referendum costituzionali, e sa cosa votare.
E’ davvero possibile parlare, ad oggi, di democrazia? Quante forme diverse assume il discorso politico? Quanto è importante?
Giungiamo, con qualche legamento lesionato, dai postumi delle elezioni americane, un evento di rilevanza universale; il mondo intero ne parla, l’Europa, l’Italia, siamo ancora tutti con il capo proteso in avanti, in attesa di qualche briciola da poter spiluccare. Non entra in gioco soltanto la politica. Dietro vi si nasconde un disegno ben diverso, ed è innegabile che la cultura ne subirà le conseguenze. E’ un fenomeno immenso, colossale, Trump butta per aria tutte le categorie, la distinzione tra vero e falso, giusto e sbagliato, politicamente scorretto. Ogni cosa va ricostruita, siamo sotterrati da milioni di mattoni, ma non abbiamo idea di come costruire una casa.
Stiamo parlando di democrazia, politica, o di ignoranza?
Noi siamo un modello per gli altri: democrazia, perchè il governo si basa sull’interesse della maggioranza. Tucidide (massimo storico del mondo antico, 460_400 a.C)
Come parla un leader ai suoi cittadini? E’ possibile dire tutta la verità, parlare con franchezza, anche quando si tratta di questioni controverse, anche quando si tratta di giocare anche l’ultima carta, per vincere le elezioni più sanguinose di sempre? Quando il clima politico è teso fino alla lacerazione, occorre forse nascondere la verità e giocare sulla presa delle emozioni?
L’Oxford Dictionary, la bibbia per il mondo anglosassone e non solo, scelse come parola dell’anno 2015 l’emoticons che piange dal ridere. La sfera del linguaggio si è drasticamente ridotta a parlare per emozioni che non proviamo più. Non so spiegare quello che sento dentro, perchè semplicemente non sento. E questo è ampiamente dimostrato all’attaccamento morboso ad ogni cosa che susciti una qualche emozione. Nascondiamo nelle zone più infime e profonde della nostra anima sentimenti, trepidazioni, suggestioni, turbamenti, eccitazioni. Tutto quello che non possiamo più permetterci di esprimere nel mondo reale. Siamo una bella maschera di plastica, all’interno della quale l seme del nostro vero io cresce, cresce, cresce, fino ad esplodere.
Possiamo forse stupirci se, nell’odierno 2016, la parola scelta dall’Oxford Dictionary è “post verità”?
L’aggettivo descrive le circostanze in cui i fatti obiettivi sono meno influenti sull’opinione pubblica rispetto agli appelli emotivi e alle convinzioni personali. La parola selezionata dovrebbe sia riflettere l’ethos, l’umore dominante e le preoccupazioni dell’anno, sia avere un durevole potenziale come parola di significato culturale.
Ho sentito dire che forse, Trump, non sarà una grande rovina per l’economia e la politica mondiale.
Ho sentito dire che Renzi, in fondo, qualcosa di buono sta anche cercando di farlo, tra alti e bassi, cercando di migliorare uno stivale colmo di polemica, amarezza, malcontento.
Ho sentito dire che la democrazia, ormai, si ferma all’origine del suo termine, muore nella pancia di Aristotele, Tucidide e Pericle, e si scioglie come gelato al sole, nelle lacrime dei penultimi, quelle persone che a stento arrivano a fine mese, e sono abbandonate da tutti. Non è Renzi a fallire nella democrazia, è il mondo intero che dimentica una fetta di popolazione che tende ad aumentare vertiginosamente, e soccombe sotto il peso dell’ignoranza.
Cosa rende meraviglioso il fenomeno Trump? il fatto che la realtà soccombe sotto milioni di tweet fasulli, in un mondo dove la bugia costa meno cara, è più facile e divertente. L’esperienza non conta più nulla; un tweet che fa milioni di visualizzazioni vale più di un giornale che è anima, disciplina, competenza.
L’ignoranza è diventata una garanzia d’innocenza.
Cosa possiamo aspettarci da un’Europa che arranca, annaspa, s’infanga di bugie e si abbandona beatamente al sonno, nuotando in un deserto di sabbie mobili deleterie e devastanti?
Possiamo consegnare l‘Unione europea al sonno della ragione, che si sa, genera mostri, e schiaccia quella che era una democrazia, ora profondamente in crisi.
Fonti: Analisi di Gianni Riotta, “La Stampa” di giovedì 17 Novembre. http://www.lastampa.it/2016/11/17/esteri/i- fatti-non-contano-pi-lepoca-della-post-verit-7rqK1viJq99OPL7n5sslMJ/pagina.html
“I discorsi della democrazia” di Tucidide
Elisa Bellino