Il ghiacciaio Thwaites è in Antartide occidentale. Esso è uno dei principali ghiacciai della zona stessa. Il Thwaites è considerato il responsabile maggiore (a livello di singolo ghiacciaio) dell’aumento del livello dei nostri oceani.
Dopo secoli pressoché di immobilità, sembrerebbe che qualcosa stia accadendo. Infatti le sue fondamenta sembra si stiano corrodendo; responsabile di ciò sembrerebbe essere, principalmente, il riscaldamento dell’acqua del mare.
La cosa sarebbe preoccupante, in quanto Thwaites si estende nel mare per 100 km circa. Inoltre ha una superficie di ben 182mila chilometri quadrati, infine la sua posizione terrebbe ferma la banchisa dietro di esso stesso. Insomma, da solo questo ghiacciaio potrebbe fare aumentare il livello delle acque terrestri di ben 3 metri (naturalmente dei vari oceani s’intende).
Da due anni gli studiosi si sono accorti della situazione di questo ghiacciaio. In effetti, gli stessi erano prima concentrati sul versante est dell’Antartide, più fragile di quello ovest.
Così gli statunitensi della National Science Foundation, insieme agli inglesi della Natural Environment Research Council, han di studiare il Thwaites da vicino. Precisamente dal 2018, per un periodo di quattro anni.
Le spese per raggiungere quella zona, esclusa dalla vita umana, sono stimate intorno ai 25 milioni di dollari (logistica e spese per i viaggi delle persone esclusi). Verranno utilizzati sensori per la temperatura piazzati sia sul che sotto il ghiaccio. Saranno utilizzate anche tecnologie come sottomarini robot, perfino perlustrazioni di persone in carne ed ossa.
A dire la verità non è che si possa fare qualcosa per fermare il fenomeno, ma perlomeno si può cercare di comprendere al meglio la situazione.
Come le due agenzie hanno specificato:
“Il futuro del ghiacciaio è una delle incognite più preoccupanti per le sorti dell’Antartide occidentale, in cui è depositata una quantità d’acqua capace di far aumentare il livello dei mari del pianeta di oltre tre metri”.
Inoltre il ghiacciaio Thwaites mantiene fermo il ghiaccio delle zone più rientrate, scomparendo lui questo ghiaccio scivolerebbe nel mare sciogliendosi pure questo.
“A differenza dell’Artico, in cui il ghiaccio galleggiante è formato da acqua salata e la fusione non contribuisce all’innalzamento dei mari, l’impatto dell’acqua dolce della calotta antartica sarebbe enorme”.
In questi sei ultimi anni, il ghiaccio sciolto da questo ghiacciaio si è raddoppiato.
“E (citando sempre le due compagnie scientifiche) oggi ha raggiunto un livello tale da contribuire per il 10% all’innalzamento totale dei mari”.
Questo processo nella sua totalità, comunque sia, non avverrà in pochi giorni. Si stima che prima che la situazione diventi del tutto instabile ci vorranno almeno dieci anni. Però per via dell’acqua calda salata che ne consuma la base, la situazione sarebbe molto grave, visto che così agendo altro ghiaccio andrebbe a contatto con il mare.
Il pianeta andrebbe incontro ad uno scenario molto grave. Un quarto della Florida sparirebbe insieme a circa 300 km di costa fra Boston e New York, mentre in Asia Calcutta, l’estremo sud del Vietnam e la zona nord di Shanghai. Per quanto riguarda le zone nostrane che corrono questo rischio, esse sono: il delta del Po, la costa a nord della Toscana, città varie in Basilicata e Puglia, il porto di Napoli ed infine la periferia a sud-ovest di Roma.
Fonte: repubblica.it (articolo del 23 ottobre 2016)