Siamo in Calabria. Ai piani alti della nuova Cittadella dove da gennaio scorso ha sede la giunta regionale, i vari assessorati e le tante strutture della macchina amministrativa della Regione. Nell’ufficio dell’Assessore regionale alla scuola, Federica Roccisano, entrano le telecamere della trasmissione televisiva di Rai3 “Report”. A fare le domande alla giovane assessora, Giulio Valesini che, come tutti i cronisti della trasmissione diretta da Milena Gabanelli, non è certo di quelli che “regge il microfono”.
Le domande sono incalzanti e il tema è delicato: la gestione del trasporto scolastico per gli studenti disabili. 30 studenti con disabilità della Provincia di Catanzaro vedono leso il proprio diritto ad andare a scuola perché ancora non è partito il servizio nonostante l’anno scolastico sia iniziato a metà settembre. Un servizio per il quale, con la legge di stabilità 2016, la gestione è passata dalle Province alle Regioni. Con il conseguenze ping pong di responsabilità tra gli enti, il crearsi di una terra di mezzo in cui non si sa di chi sono i meriti, i demeriti, le colpe. E l’intervento della Roccisano è un efficace “bignami” di questi vizi all’italiana, che si concludono con un istintivo: ma allora di chi è la colpa? Quella che doveva essere una delle tante interviste pungenti della trasmissione di Rai3, è diventata un condensato di vizi, omissioni, degenerazioni di un sistema in cui si intrecciano politica, amministrazione, burocrazia e informazione.
L’Assessore Roccisano una vittima? Certamente no. Innanzitutto perché chiunque sa che, trovandosi di fronte un inviato di Report, non ci si può aspettare carezze e caramelle. E si sa che la modalità giornalistica, possa piacere o no, è molto diversa da un normale salotto televisivo o da un’intervista che esce sul giornale il giorno dopo.
Non bisogna essere 007 per capire che molto probabilmente telecamera e microfono resteranno accesi e che tutto sarà restituito al pubblico integralmente, montato ad arte per smascherare quella che la Gabanelli ha definito “l’ignoranza colpevole” oggi della Roccisano, domani di qualche altro politico o manager di azienda. Se poi il cronista aveva assicurato all’intervistata di aver sospeso la registrazione e non l’ha fatto, c’è sicuramente una scorrettezza deontologica e professionale, che però non giustifica quello che l’assessore ha detto in quei minuti, su cui tra un po’ torneremo. E’ questo il modo di fare informazione di trasmissioni come Report, Piazza Pulita o Le Iene: è bene che lo sappia l’intervistato ma è bene che lo sappia anche il pubblico, affinché non prenda come oro colato tutto ciò che esce da telecamere nascoste e video montati ad arte.
Volendo fare un parallelismo con quanto avviene in ambito giudiziario, c’è una verità storica, una verità processuale e una verità giornalistica che passa attraverso un prodotto confezionato ad arte che si chiama notizia. E la notizia va letta e decifrata bene. Cercando, per quanto possibile, di depurarla dalle mistificazioni del sensazionalismo a servizio a volte della propaganada e altre volte della gogna mediatica.
Tutto questo ovviamente non giustifica un assessore regionale che chiede a “un tal Pietro” di chi siano le competenze per il trasporto degli alunni disabili. Un assessore regionale non può non sapere a chi spetti la gestione di un servizio, a maggior ragione per la delicatezza del servizio in questione che riguarda persone in difficoltà che cercano di vivere una vita normale. Tolto il velo tra ribalta e retroscena, per dirla con Goffman, resta sullo schermo l’immagine di una politica e di una classe dirigente imbarazzata e imbarazzante, stordita perché una volta tanto richiamata alla realtà, confusa e probabilmente inconsapevole del perché e per come si trovi lì in quel momento.
Non è colpa di Report e la Roccisano non è tutto il male del mondo. L’intervista Valesini – Roccisano ci ha solo incautamente dato l’opportunità di vedere. Abbiamo visto il fuori onda di un sistema politico e amministrativo che produce i risultati che tanti cittadini, da Nord a Sud, pagano ogni giorno sulla propria pelle.
Salvatore D’Elia