Il 25 aprile sotto il segno dell’antifascismo e della resistenza per la liberazione

antifascismo

Quello di oggi non è un giorno qualsiasi nel calendario civile, non è solo un giorno di festa, né un momento di respiro dalla vita quotidiana. Il 25 aprile 2024, così come tutti quelli precedenti sin dal 1945, è un momento di lotta, per ricordare a tutti e tutte cos’è l’antifascismo e cosa significa come pratica di politica quotidiana. Oggi più che mai è importante usufruire di questo giorno per imparare meglio cos’è la liberazione e da cosa questa avviene. È un momento in cui la collettività – e non la Nazione – è chiamata a prendersi responsabilità politiche di vita e lotta per non lasciar passare nessun “nuovo mostro”. In una situazione politica sempre più grave, in cui i nuovi fascismi si celano molto bene dietro il perbenismo di una falsa democrazia, in tutta Italia arriva la risposta, sempre più potente, di chi resiste e lotta ogni giorno nel nome dell’antifascismo.

I cortei in tutta Italia contro i fascismi del nuovo millennio 

Questa è una giornata piena di iniziative nel nome dell’antifascismo: cortei cittadini, pranzi sociali, feste, concerti, momenti di ritrovo culturale, dibattiti aperti. Tutti appuntamenti in cui chi oggi lotta e resiste può ricordare momenti storici importanti, storie partigiane, ma anche imparare e ricordare come comportarsi davanti a situazioni tutt’altro che libere e antifasciste. I due poli più importanti sono, ovviamente, Roma e Milano. Nella Capitale, sono stati organizzati tre punti d’incontro, distinti e distanti tra loro, che scenderanno in piazza per “non essere indifferenti”.

Accanto ai cortei, accompagnati e seguiti da concerti e momenti di svago, si ricorderà sempre quanto l’antifascismo non sia solamente un ripasso di storia, ma una pratica di vita quotidiana, che deve riempire le strade, le piazze e le case di tutto il mondo; l’antifascismo è impegno collettivo e quotidiano che, oggi più che mai, deve essere sempre portato avanti contro ogni forma di discriminazione razziale, di genere o classe.

Chi ci ha insegnato a resistere: l’antifascismo militante

Il 25 aprile è festa per un giorno, ma deve essere lotta per il resto dell’anno. Memorare significa conoscere; conoscere dovrebbe far capire il corso della storia. La Liberazione del 25 aprile 1945 ha portato alla redazione del testo più antifascista a livello storico, la Carta Costituzionale. La Costituzione ricorda ogni giorno cosa sia l’antifascismo e quali sono le lotte che dobbiamo intraprendere affinché nessun grigiore torni più.

La Costituzione, se ben applicata e rispettata, insegna a uomini, donne e bambini ad essere antifascismi militanti, cioè a portare nelle lotte quotidiane l’antifascismo. La Carta ricorda che i cittadini hanno il potere attivo di comportarsi liberamente ed esprimere preferenze, pensieri in modo libero. La Costituzione, in parte, ci racconta anche cosa significa resistere e combattere: scegliere di opporsi ad un totalitarismo e lottare per un ideale, che poi si è trasformato in realtà.

Allo stesso modo però, dobbiamo tenere a mente quanto ogni giorno tradire quel passato sia una scelta problematica. Ledere la Costituzione, non rispettarne i valori, cercare di modificarla o aggirarla con nuove proposte e nuovi poteri sono situazioni da cui quei mostri, di cui Antonio Gramsci parlava, possono nascere. Il 25 aprile di quest’anno deve essere quindi un momento per ricordarsi che abbiamo, come parte integrante di una società, delle responsabilità collettive e che la nostra storia è nata ed è stata costruita sulle fondamenta dell’antifascismo.

Cosa significa la Liberazione oggi 

Oltre alle mille pagine sui libri di storia che impariamo, quasi a memoria e svogliatamente, negli studi liceali e – se siamo interessati – in quelli universitari, l’antifascismo si impara vivendo nelle strade del mondo. La memoria storica a cui tutti si appellano ogni 25 aprile non è di facile comprensione: molti si chiedono infatti, da cosa dobbiamo liberarci?

Liberarsi significa rompere le catene di governi autoritari e di tutti quei muri che separano una “nazione” dall’altra. Liberarsi significa studiare, ma anche analizzare ciò che è stato e lottare – quindi mettere in pratica – affinché niente di tutto ciò riaccada. Liberarsi significa opporre resistenza non solamente con la propria mente, ma sopratutto con i corpi. La liberazione è da ogni governo reazionario, da ogni guerra e occupazione, da ogni genocidio di cui non si è mai parlato, da ogni sogno sovranista, da ogni slogan populista che punta al cuore delle persone.

In Italia, questo 25 aprile sarà sicuramente più sentito in quanto molti dei diritti sociali e umani sono compromessi da scelte politiche di un governo fortemente revisionista e reazionario – del resto, diretto erede del partito post-fascista Movimento Sociale Italiano. Lo stato Italiano si sta facendo carico di un’agenda politica brutale, tra deportazioni e omissioni di soccorso in mare, fino all’attacco al diritto all’aborto o all’abitare; dalla sempre più evidente austerità economica, al ridimensionamento del welfare State e dei servizi pubblici nazionali. E ancora, la lista è molto lunga; basti pensare alla ghettizzazione del ministro Valditara nelle scuole, a danno degli studenti stranieri, così da aumentare sempre di più la differenza tra il “noi” e il “loro”.

Liberarsi significa anche capire quando la manipolazione sociale e culturale di un governo così pericoloso stia avvenendo. Gli slogan “Dio, Patria, Famiglia” così come le censure nelle radio e televisioni pubbliche, o gli accordi con altri governi neofascisti europei nel nome della cooperazione comunitaria, creano solo distacco, paura, diffidenza. Genera un odio sempre più evidente, di cui dobbiamo liberarci al più presto.



La verità è che resistere è diventato sempre più difficile, in un mondo diviso dalle egemonie culturali e le manipolazioni storiche. L’Italia, come l’intero Occidente, cardine di un ordine geopolitico troppo importante per essere modificato, fa parte di un sistema economico, sociale e culturale estremamente marcio. Colonialismo, guerre, capitalismo sfrenato, violenze e abusi dei corpi, discriminazioni gender e razziali. Paesi costruiti sulla mercificazione dei corpi, concorrenza sleale, cristianità e una meritocrazia sempre più ipocrita.

Quando la Liberazione è in pericolo

In questo giorno di festa e di lotta, non possiamo non ricordare tutti coloro che lottano e hanno lottato con tutti gli strumenti possibili per un’epurazione dal fascismo. In questo periodo di estrema tensione sociale però, si deve purtroppo ricordare quanto l’antifascismo sia sotto attacco: continue denunce, censure mediatiche, repressione di movimenti autonomi antifascisti, violenza arbitraria anche nei luoghi di “maggiore sicurezza“.

Pensiamo anche a tutte le persone che sono private della propria libertà, tra le mura delle carceri e i manganelli delle divise; tra la narrativa mediatica di un terrorismo politico e una costante criminalizzazione di chi si dichiara “antifascista”. È il caso di citare Ilaria Salis, detenuta nelle carceri ungheresi e in condizioni di vita disumane e degradanti.

Chi sa bene cos’è l’antifascismo è sopratutto la popolazione palestinese, che ha insegnato a gran parte del mondo cosa significa lottare attivamente e resistere nel nome della Liberazione. La memoria partigiana rompe totalmente le catene nazionali e si interseca in ogni lotta quotidiana in ogni territorio, contro ogni forma di discriminazione, apartheid e genocidio. Il 25 aprile in Italia deve essere un momento in più per ricordare quanto la memoria e la responsabilità collettiva siano importanti per la vera liberazione di un popolo.

La Palestina ci ha insegnato bene cosa significa unirsi e convergere in un piano contro l’usurpatore, unire tutte le forze necessarie in ogni ambito della vita – dal lavoro allo sport, dalla scuola all’arte, dal cibo all’amore – per lottare contro ogni violazione delle proprie terre. La Palestina è l’esempio vivo di quanto sia importante lottare contro ogni imperialismo mascherato da democrazia, contro ogni guerra mascherata da pace armata. L’antifascismo di oggi è infatti chiedere il cessate il fuoco, essere antisionisti e riconoscere lo Stato libero e indipendente di Palestina. L’antifascismo è contrario ad ogni guerra e ad ogni Stato che fonda la propria economia sull’industria bellica

Antifascismo di ieri e di oggi 

La Resistenza partigiana, benché avvenuta storicamente nel 1945, è uno dei temi più attuali di cui bisognerebbe parlare. Partigiani e partigiane hanno sfidato bombe, rappresaglie, raid, uccisioni e torture; ci hanno insegnato come combattere e come resistere a qualsiasi potere che voglia porre sotto scacco i nostri diritti e le regole di una società effettivamente democratica e paritaria.

Per questo e per tutto bisogna scendere in piazza – quella giusta – oggi più che mai e celebrare una liberazione dal nazifascismo in quei territori che oggi viviamo e che amiamo. I partigiani ci hanno insegnato a lottare per avere quella vita degna e bella che tutti abbiamo il diritto – e non il merito – di vivere. Proprio per questo, e ancora una volta, quello che ci resta è resistere.

Tutto il male avevamo di fronte

Tutto il bene avevamo nel cuore

Lucrezia Agliani

 

 

 

Exit mobile version