La cronaca della morte e degli ultimi giorni di Mussolini: dal 25 aprile, quando fuggì da Milano, al 29, quando la sua salma venne appesa in piazzale Loreto.
Gli ultimi giorni di Mussolini: 25-27 aprile
Gli ultimi giorni di Mussolini iniziano il 25 aprile, quando il duce si trovava a Milano per una riunione con la delegazione del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), mediata dall’arcivescovo Ildefonso Schuster. L’insurrezione generale era imminente e durante l’incontro Mussolini apprese che i tedeschi avevano già avviato trattative separate con il CLN: l’unica proposta che ricevette dai suoi interlocutori fu quindi la “resa incondizionata”. In serata, verso le ore 20, mentre i capi della resistenza davano l’ordine dell’insurrezione generale, il duce lasciò Milano e partì in direzione di Como, seguito da alcuni fedeli e da una scorta di soldati nazisti.
I fuggitivi si aggregarono ad un convoglio tedesco che batteva in ritirata ma vennero fermati a un posto di blocco delle Brigate Garibaldi; dopo una breve sparatoria e in seguito a lunghe trattative, i tedeschi ottennero il permesso di proseguire a condizione che si effettuasse un’ispezione, sospettando qualche gerarca in fuga. Verso le ore 16 del 27 aprile, durante l’ispezione della colonna in piazza nella città di Dongo, Mussolini, travestito da soldato nazista fu riconosciuto venendo così disarmato e arrestato, insieme all’amante Claretta Petacci.
Il fermo della colonna tedesca e il successivo arresto di Mussolini e del suo seguito vennero effettuati dai partigiani della 52ª Brigata Garibaldi “Luigi Clerici”, comandata da Pier Luigi Bellini delle Stelle, nome di battaglia “Pedro“. Già nella mattina del 25 aprile il CLN aveva approvato un Decreto per l’amministrazione della giustizia dove si prevedeva che i membri del governo fascista e i gerarchi dovevano essere puniti con la pena di morte e, nei casi meno gravi, con l’ergastolo. Iniziano gli ultimi giorni di Mussolini e dei suoi seguaci.
Con il diffondersi della notizia dell’arresto del duce, giungevano al comando del CLN diversi telegrammi con la richiesta di affidamento al controllo delle forze delle Nazioni Unite del prigioniero, come prevedeva una clausola dell’armistizio firmato da Badoglio e da Eisenhower. Tuttavia il CLN di Milano formato da Sandro Pertini, Emilio Sereni e Luigi Longo, decise di agire senza indugio e di inviare una missione per procedere all’esecuzione dell’ex capo del governo. Dopo alcuni cambi di luogo per evitare colpi di mano fascisti, venne deciso che gli ultimi giorni di Mussolini e della Petacci dovevano essere presso Bonzanigo, sempre nel comasco.
Gli ultimi giorni di Mussolini: 28 aprile
I partigiani arrivati a Dongo per l’esecuzione trovano un ambiente difficile e ostile, con i partigiani lariani che temevano un colpo di mano dei fascisti per liberare i catturati. Il capo del gruppo, Walter Audisio, si incontra con il comandante Bellini delle Stelle comunicandogli di aver avuto l’ordine di porre fine agli ultimi giorni di Mussolini e degli altri prigionieri fucilandoli. Il comandante all’inizio è riluttante, ma alla fine desiste e consegna i prigionieri.
Alle 15:15 Audisio parte da Dongo in direzione di Bonzanigo, mentre altri partigiani fucilano il resto dei catturati. Le varie versioni dei fatti descrivono la stessa meccanica dell’evento. Giunti alla casa dove erano custoditi, i partigiani sollecitano Mussolini, trovato stanco e dimesso, e la Petacci a lasciare rapidamente l’abitazione. In strada i prigionieri sono fatti sedere nei sedili posteriori della vettura, una Fiat nera, e vengono accompagnati nel luogo scelto per l’esecuzione: si tratta di un angusto vialetto davanti ad una villa.
Audisio spinge Mussolini verso l’inferriata e pronuncia la sentenza: “Per ordine del Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà sono incaricato di rendere giustizia al popolo italiano“. Tenta di procedere nell’esecuzione ma il suo mitra si inceppa; un altro si avvicina, estrae la sua pistola, ma anche da questa il colpo non parte; chiama allora un terzo che, di corsa, gli porta il suo mitra. Con questo Audisio spara una raffica di cinque colpi sull’ex duce. La Petacci, avvinghiata all’amato e postasi sulla traiettoria del mitra, è ugualmente colpita e uccisa. Sono le ore 16:10 del 28 aprile 1945.
L’edizione locale de l’Unità, il giorno seguente, ha questo titolo a tutta pagina: “Mussolini e i suoi accoliti giustiziati dai patrioti nel nome del popolo“.
Gli ultimi giorni di Mussolini: 29 aprile
A Dongo tutti i corpi dei fucilati vengono caricati su un camion. Il veicolo parte per Milano ma durante il viaggio di ritorno la colonna è costretta a fermarsi in diversi posti di blocco partigiani che creano diversi problemi: in particolare durante un controllo, sorgono momenti di tensione quando gli uomini a bordo del camion si rifiutano di mostrare i corpi trasportati. Le due formazioni armate si fronteggiano sino all’intervento del comando generale che permette il proseguimento della colonna alla destinazione finale.
Alle 3:40 di domenica 29 aprile la colonna giunge in piazzale Loreto, meta scelta per il suo valore simbolico: qui infatti le vittime della strage del 10 agosto 1944 erano state abbandonate in custodia ai fascisti, che li avevano oltraggiati e lasciati esposti al sole per l’intera giornata, impedendo ai familiari di portarli via. In piazza furono portati 18 cadaveri: Mussolini, Clara Petacci e i sedici giustiziati a Dongo. Verso le 7, mentre i partigiani lasciati di guardia alle salme ancora dormivano, i primi passanti si accorsero dei cadaveri: con un rapido passaparola la piazza si riempì velocemente.
Non essendo stata prevista alcuna misura di contenimento, nella calca la folla venne spinta verso i cadaveri, calpestandoli e sfigurandoli. Qualcuno urinò sul cadavere della Petacci e alle salme vennero tirati ortaggi. La situazione non era più governabile neanche con scariche di mitra e così una squadra di pompieri portò via dal centro della piazza i sette cadaveri più noti, issandoli per i piedi su un distributore di benzina, lasciandoli appesi a testa in giù; si trattava dei corpi di Mussolini, della Petacci e di altri 5. Nel primo pomeriggio una squadra di partigiani, su ordine del comando, entrò in piazza e rimosse i cadaveri portandoli all’obitorio.
In serata, il CLNAI (comitato di liberazione nazionale alta Italia) emanò un comunicato con il quale si assumeva la responsabilità degli ultimi giorni di Mussolini e della sua morte quale “conclusione necessaria della lotta insurrezionale”.
Il 25 aprile è la Festa della Liberazione. Non è una “festa divisiva” né una festa comunista, è una festa nazionale che celebra la liberazione dal nazifascismo avvenuta per mano dei partigiani e degli alleati; affermare il contrario vuol dire non cogliere quale male è stato il fascismo per il nostro paese. Celebrare il 25 aprile è di fondamentale importanza non solo perché ricorda coloro che si sacrificarono per porre fine all’occupazione, ma perché ci mostra oggi chi (non celebrandolo) è ancora legato alle idee di quel cupo ventennio.