Scompenso cardiaco aumenta la possibilità di ricovero con l’uso dei FANS, questo il risultato di una ricerca condotta dall’Università di Milano-Bicocca e pubblicata sul British Medical Journal (BMJ). Ricerca in cui sono stati presi in esame più di 92 mila ricoveri ospedalieri in 4 paesi europei: Italia, Germania, Paesi Bassi e Regno
Unito. Per lo studio, di cui sopra, sono stati effettuati controlli su l’utilizzo di 27 fans o antinfiammatori, di cui 23 tradizionali e 4 inibitori selettivi dell’enzima cicloossigenasi 2 (COX-2), noto anche come prostaglandina-endoperossido sintasi 2, discriminante per l’analisi la relazione tra dosaggio e risposta, la cui conclusione è stata quella che il rischio di ricovero ospedaliero per scompenso cardiaco è strettamente dipendente dal dosaggio.
Così come riportato in un articolo pubblicato su www.lescienze.it:
Negli utilizzatori in tempi recenti, cioè da meno di due settimane, di un qualunque farmaco antinfiammatorio non steroideo è stato riscontrato un rischio di ricovero maggiorato del 19 per cento rispetto a chi aveva utilizzato per l’ultima volta uno di questi farmaci più di 183 giorni prima. Il rischio è in particolare aumentato per 7 principi attivi tradizionali – diclofenac, ibuprofene, indometacina, ketorolac, naprossene, nimesulide e piroxicam – e due inibitori della COX-2, etoricoxib e rofecoxib. Soprattutto per i princìpi tradizionali, il rischio è direttamente proporzionale al dosaggio, arrivando a risultare addirittura raddoppiato alle dosi più elevate sperimentate.
Secondo quanto affermato, nello stesso articolo, da Giovanni Corrao, professore di Statistica medica dell’Università di Milano-Bicocca:
L’importanza dello studio è che risultati simili sono stati verificati in tutta Europa e dunque questi rischi non dipendono dalle abitudini prescrittive o da comportamenti esterni, ma sono direttamente riferibili ai farmaci.