Nella vita bisogna affrontare molti addii, quelli definitivi e quelli no. Mi spiego meglio, anche se sicuramente avete capito. L’addio definitivo è per salutare una cara persona che passa a miglior vita, per il secondo caso viene usato in maniera impropria per salutare qualcuno che se ne va per motivi diversi dalla morte. Per fortuna non ho bisogno di dire addio definitivamente e quindi userò impropriamente la parola. Come diceva l’altra sera la barista che serviva a me e i miei amici lo shottino della felicità: “State affa a cina dadddio, azz e chi è muorto?” “No veramente lei parte” “E vafangulooooo, arrrrivederci, ciao. E che iaag porta jella?”. Esatto l’addio non si dice neanche al peggior nemico.
Allora pensavo perché ogni qualvolta che una persona cara parte si ha la sensazione di un addio? Perché nonostante la vita scorra ancora nelle sue vene e sta solo spostandosi fisicamente di un paio di cento chilometri si sente il bisogno di dirgli addio? E soprattutto, consapevoli del fatto che ci si mette meno tempo a prendere un aereo e arrivare in una qualsiasi capitale europea che non all’Eur da San Pietro nell’ora di punta, perché ci da sempre la sensazione che sia una partenza verso una guerra dall’altro capo del mondo? Perché sentire la mancanza di una persona quando si possiede ogni mezzo per comunicare (scrivere, telefonare, videochiamare, ecc. ecc.)? Perché essere sempre tristi per una cosa che magari rende felice la persona che si va’ a salutare? Questa la so, si chiama egoismo.
L’egoismo porta a dire addio, l’egoismo porta a pensare che quella persona lo sta facendo per il tuo male perché è consapevole del fatto che sta facendo una cosa che ti rende triste. Allora perché non dirlo? Perché dire le bugie “Sono felice per te e sono tanto contento”, no la verità è che ci sto male ma non posso fartelo vedere perché sarei una brutta persona e per questo uso la parola addio che possiede già il dolore necessario solo nel pronunciarla. Che brutta la vita e che brutta la separazione. Ma la vita è una stronza che ti mette alla prova e te sei cosi abitudinario da non capire che quella prova la puoi affrontare senza difficoltà. E’ tutto qui l’uso improprio della parola addio, sta tutto nella tua mente. Preferisci dire addio invece che metterti alla prova e capire che se non puoi fare colazione insieme tutte le mattine, oppure non puoi uscire la sera per bere una cosa o andare a mangiare qualcosa, le cose tra voi non cambiano. Ci si vede di meno ma ci si vive più intensamente. E’ vero questa frase è troppo romanzata e banale, ma in fondo la vita oltre che stronza è anche molto banale. Basta pensare che esiste solo la routine, se una persona non fa parte delle tue abitudini giornaliere o non puoi vederla quando vuoi non vuol dire che non c’è più amore.
Sono un po’ triste, come si capisce, e parlo a vanvera su un argomento che sicuramente a nessuno interessa. Ma spero che non me vogliate se sotto forma di testo filosofico sull’addio confesso le mie paure e insicurezze. Spero che l’unica persona a cui voglio rivolgermi lo capisca e non mi prenda in giro. Dedico infatti questo sproloquio forse senza senso a Francesca che sta andando via da Roma per tornare nella terra natia. Volevo donargli un ricordo, io non so fare altro che mettere una parola dietro l’altra e sperare che abbiano un senso compiuto e che il messaggio che voglio mandare arrivi. Quindi voglio dire addio alla mia amica, voglio dire addio anche se so che cambierà solo il luogo dei nostri incontri. L’amore che c’è tra noi, il nostro amore tanto strano che non finisce mai e che non ha una convenzionalità, siamo una coppia indissolubile senza essere una coppia, questo non potrà mai cambiare.
Regalo queste parole a internet cosi non si perderanno mai. Addio o meglio arrivederci e benvenuta nuova vita.