Una delle cose che da piccola mi affascinavano maggiormente, erano i treni.
Li guardavo con attenzione e con la curiosità di sapere come erano fatti, di scoprirne gli ingranaggi e il funzionamento, e soprattutto mi interessava sapere dove andavano a finire i treni che partivano.
Li seguivo con lo sguardo fino all’ultimo istante: un puntino nero laggiù, un “ciu-ciuf” sempre più debole e gli accompagnatori e le accompagnatrici che procedevano in direzione contraria a quella del treno: quella che portava a casa. I treni… quando qualcuno mi portava a vederli o a salirci sopra, era un’emozione e ancora oggi vedere un treno o sedermici dentro, non mi lascia indifferente.
I treni posseggono una loro filosofia: i treni partono, i treni arrivano, i treni ritardano, i treni non aspettano, i treni sono lenti, i treni sono scomodi, i treni sono nostalgici, i treni sono promesse, i treni sono mancanze, i treni sono il posto al finestrino, i treni sono respiri orchestrati durante le notti di viaggio, i treni sono chiacchiere tra persone che non si erano mai viste e che forse non si rivedranno mai più, i treni sanno di fermata e di ripresa, i treni sono nasi schiacciati contro un vetro freddo e gambe impazienti di camminare… ho amato i treni da sempre! Per questo amo le stazioni ferroviarie. E per questo sono rimasta a bocca aperta davanti alle foto della Vigezzina- Centovalli (proprio come rimasi stupita la prima volta, da bambina, quando vidi un treno!).
Una meraviglia: un treno che procede lento e che permette ai milioni di passeggeri e di passeggere che ci salgono a bordo di percorrere un tragitto in mezzo alla Natura. Si tratta della linea ferroviaria Vigezzo e Centovalli: “una sola linea, ma con due nomi: «Vigezzina» per l’Italia e «Centovallina» per il Canton Ticino, collegata da un trenino bianco e blu. Dalla ferrovia del Sempione a quella del San Gottardo, partendo dal capoluogo ossolano e raggiungendo il bacino elvetico del Lago Maggiore, si superano oltre ottanta ponti per insinuarsi nelle pieghe delle montagne, sfiorando l’area selvaggia del parco nazionale della Val Grande. La partenza e l’arrivo sono a 200 metri di quota, ma i convogli devono inerpicarsi fino a quasi mille metri della Valle Vigezzo per scendere poi negli angusti anfratti delle Centovalli”: un viaggio che ha il colore dell’autunno e l’andamento delle foglie che cadono.
Natura e lentezza sono le caratteristiche che distinguono questo percorso da tutti quelli a cui siamo abituati, abituate. Non c’è fretta e non ci sono ritardi; nessuna coincidenza e nessun motivo di irrequietezza: una volta saliti sul trenino, resta solo da godersi lo Spettacolo di “foliage”! E sono alberi e sono boschi, sono faggi e sono conifere che tengono il ritmo del treno. Un viaggio all’interno della Natura che si concede a sguardi estasiati e a corpi rilassati. E penso a Jack Kerouac, a Christopher McCandless, a Henry Davi Thoreau… e credo che un biglietto per la linea Vigezzina- Centovalli, l’avrebbero acquistato volentieri. Perché un treno che impiega un’ora e mezza per percorrere 52 chilometri, è un treno che procede a passo d’uomo, di donna e di Natura; è un treno che offre a bambini e a bambine la possibilità di sorprendersi e di imprimere nella memoria delle immagini stupende; è un treno che ispira Poesia, Arte, Musica. E Serenità: quella di cui si necessita, quella che si cerca tra un treno ed un autobus, tra una corsa ed fila interminabile all’imbocco dell’autostrada. La serenità di un viaggio che non si può non pensare di compiere prima o poi, anche solo come forma di protesta contro il mito della velocità e il dio del frastuono.
Un percorso che rispetta tutte le regole e tutti i comandamenti della cultura del viaggio e che innanzitutto ricorda a passeggeri e passeggere che il vero viaggio è quello che porta dentro se stessi, se stesse: nella terra estrema, nella natura selvaggia, alla scoperta dei misteri e delle meraviglie che ogni spirito possiede. E lungo la linea ferroviaria Vigezzina- Centovalli, addentrarsi all’interno dei propri boschi segreti, certamente risulta più semplice.
Buon viaggio, quindi… e con la Natura come compagna di avventura, non può essere diversamente.
FONTE: http://www.lastampa.it/2016/06/01/edizioni/verbania/a-scartamento-ridotto-tra-italia-e-svizzera-il-viaggio-lento-sui-vagoni-della-vigezzina-4R97BWhkfc7xMCKOBanjTN/pagina.html