Il carbone, il più inquinante tra i combustibili fossili, si appresta a raggiungere nel 2024 il suo massimo storico di consumo, con proiezioni che indicano un utilizzo globale di 8,7 miliardi di tonnellate, un aumento dell’1% rispetto al 2023. Secondo i più recenti dati forniti dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), il panorama energetico mondiale sembra incagliato in una difficile transizione che lascia il carbone ancora al centro della scena.
Consumo in costante crescita
Già da alcuni anni, il carbone ha visto un’inattesa ripresa nei consumi, una tendenza che si è consolidata negli ultimi dodici mesi. Sebbene le politiche climatiche e i crescenti investimenti in energie rinnovabili abbiano cercato di ridimensionare il suo ruolo, la realtà energetica mondiale si trova ancora in una fase critica. La previsione dell’AIE per il 2026 ora si attesta su un consumo di 8,8 miliardi di tonnellate, ben al di sopra dei 8,3 miliardi previsti in precedenza, segnalando che il declino sperato del carbone non si concretizzerà nel breve termine.
Uno scenario geopolitico sfavorevole
Dietro a questa crescita persistente si cela una complessa rete di fattori, tra cui spicca il conflitto tra Russia e Ucraina. Questo evento ha avuto un impatto significativo sui mercati energetici, con il prezzo del gas che si è stabilmente posizionato su valori doppi rispetto alla media storica precedente al conflitto. La conseguenza più immediata di questa impennata è stata una corsa al carbone, considerato un’alternativa più economica, anche se meno sostenibile.
L’Europa, in particolare, ha subito uno shock energetico che ha portato a una temporanea riapertura di centrali a carbone precedentemente dismesse o in fase di dismissione. Paesi come Germania e Polonia, che storicamente hanno fatto largo uso di questa risorsa, hanno riconsiderato le loro strategie per fronteggiare l’emergenza, nonostante l’impegno a lungo termine verso la decarbonizzazione.
Una sfida alla sostenibilità
Se da un lato il carbone offre una soluzione a breve termine per rispondere alle crisi energetiche, dall’altro rappresenta un ostacolo significativo nella lotta contro il cambiamento climatico. L’utilizzo di carbone è responsabile di circa il 40% delle emissioni globali di anidride carbonica legate all’energia, rendendolo il maggiore contributore al riscaldamento globale tra i combustibili fossili.
Gli esperti avvertono che il persistere di livelli elevati di consumo comprometterà seriamente gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, che mira a limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. L’AIE ha ribadito che è necessaria una rapida accelerazione nell’adozione di tecnologie pulite e un’intensificazione delle politiche volte alla transizione energetica.
Le sfide economiche dei paesi emergenti
Un altro elemento che contribuisce alla resilienza del carbone è il ruolo che esso continua a giocare nelle economie emergenti. Paesi come India, Indonesia e Cina dipendono fortemente dal carbone per alimentare le loro infrastrutture e sostenere una crescita economica che risponde alle esigenze di miliardi di persone. Nonostante le ambizioni climatiche dichiarate da questi paesi, il passaggio a fonti di energia più pulite si rivela spesso lento e oneroso.
La Cina, in particolare, è il principale consumatore e produttore di carbone a livello mondiale. Nonostante l’impegno dichiarato di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060, il Paese continua a costruire nuove centrali a carbone, spinto dalla necessità di garantire la sicurezza energetica e sostenere il proprio apparato industriale.
Il ruolo delle politiche globali
L’urgenza di ridurre il consumo di carbone richiede un impegno coordinato. Tuttavia, le disparità tra paesi sviluppati e in via di sviluppo rappresentano una barriera significativa. Mentre le nazioni più ricche dispongono di risorse per investire in infrastrutture verdi e tecnologie innovative, molti paesi a basso reddito faticano a staccarsi da fonti energetiche economiche come il carbone.
Le iniziative internazionali, come il Fondo Verde per il Clima e i programmi di cooperazione per la transizione energetica, mirano a colmare questo divario. Tuttavia, i progressi sono spesso rallentati da vincoli economici e politici, nonché da una crescente competizione tra potenze globali per il controllo delle risorse energetiche.
Il futuro del carbone
La traiettoria futura del carbone dipenderà in gran parte dalla capacità delle economie globali di adottare modelli energetici più sostenibili. L’AIE sostiene che, senza un’accelerazione significativa nella decarbonizzazione, il carbone continuerà a essere una componente rilevante del mix energetico mondiale per diversi anni a venire.
Le tecnologie emergenti, come la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS), potrebbero offrire una soluzione parziale, ma il loro sviluppo su larga scala richiede investimenti ingenti e un forte supporto politico. Allo stesso tempo, è cruciale promuovere il ruolo delle energie rinnovabili, migliorando la loro competitività e accessibilità nei mercati globali.