Il 2022 è stato un anno tragico per i palestinesi

Palestinesi in protesta

manifestanti palestinesi in protesta

 

Il 2022 ha trascinato con sé un bilancio tragico di morti e feriti tra i palestinesi. E’ uno degli anni peggiori dall’inizio del conflitto contro Israele. Tra le molte vite spezzate, anche quelle di numerosi bambini

Oltre l’invasione russa ai danni dell’Ucraina – evento riprovevole e devastante – un altro popolo subisce da decenni le conseguenze di un conflitto pesante e incessante, rimarcato ormai nella storia da decenni e molto spesso dimenticato. Miete negli anni sempre più vittime, soprattutto bambini.

Il ministero della salute palestinese infatti, ha diffuso il bilancio relativo ai morti e feriti per l’anno 2022 a causa del conflitto: sono stati 220 i palestinesi uccisi dalle forze israeliane, di questi 167 in Cisgiordania. Per quanto riguarda invece i feriti, il numero ammonta a circa 9.500. Numeri molto intensi che lasciano presagire un forte aumento della violenza nella zona.

Sono i numeri più alti dalla seconda intifada

L’escalation del conflitto israelo-palestinese ha avuto un punto di svolta nei primi anni del 2000, quando a seguito di una visita dell’allora leader del Likud – partito liberale israeliano –  Ariel Sharon, sulla Spianata delle Moschee, i palestinesi avevano deciso di dare vita a quella che sarebbe stata la più grande rivolta di sempre contro Israele, nata direttamente dalla popolazione. La visita su un luogo sacro rivendicato da sempre dai sionisti infatti, venne vista come provocazione dai palestinesi e per questo divenne motivo del loro “risveglio“.

Da quel momento, Israele ha trovato il pretesto per infuocare il conflitto, attuando una vasta e violenta repressione che negli anni tormenta il popolo palestinese. Per questo motivo, le principali istituzioni in Palestina hanno cominciato a diffondere i primi bilanci delle vittime e dei feriti. Tra tutti, quello del 2022 è stato il più tragico da allora.

La violenza continua ad aumentare

Le principali associazioni umanitarie stanno mostrando grande preoccupazione per l’escalation del conflitto, soprattutto dato l’aumento esponenziale della violenza perpetrata dai coloni. Tra queste in particolare la ONG “Save the Children”, i cui rappresentanti, tramite un comunicato, affermano che:

La violenza in Cisgiordania si è intensificata negli ultimi mesi, con una rapida espansione degli insediamenti israeliani e un forte aumento dei raid militari in tutta la Cisgiordania occupata. Le famiglie palestinesi, oltre a essere coinvolte nella violenza sono state soggette a restrizioni di movimento imposte dalle autorità israeliane, interrompendo il loro accesso ai servizi essenziali.

L’esercito israeliano sta infatti aumentando anche le campagne di detenzione contro i palestinesi. Nel 2022 gli arresti sono aumentati del 17% rispetto l’anno precedente.  E’ il simbolo di una pressione sempre più schiacciante, nel tentativo di provocare difficoltà e tensioni all’interno dei territori occupati. Solo qualche mese addietro, Israele aveva fatto costruire l’ennesimo muro per isolare la Palestina.

Aumenta la conta dei bambini colpiti dal conflitto

Il 2022 è stato un anno tragico anche per i bambini. Ne sono stati uccisi almeno 34, numero raddoppiato rispetto l’anno precedente.  Alcuni perdono la vita mentre percorrono la strada per la scuola, altri durante incursioni notturne. Data la loro fragilità subiscono pesanti traumi e la loro infanzia rischia di svanire sotto le bombe.

In questo teatro di violenza, anche i professionisti dell’informazione rientrano nel conteggio dei morti e feriti causati dal conflitto: l’11 maggio è stata uccisa la giornalista americana Shireen Abu Akleh – corrispondente di Al Jazeera – e anche il suo cameramen è rimasto ferito. Inizialmente si credeva che la giornalista fosse rimasta vittima di un attacco palestinese, ma dopo approfondite indagini, secondo la portavoce ONU Ravina Shamdasani: “Gli spari che hanno ucciso Akleh e ferito il suo collega Sammoudi provenivano dalle forze di sicurezza israeliane”.

Il nuovo governo israeliano minaccia i palestinesi

E intanto a dicembre si è insediato l’ennesimo governo guidato da Benjamin Netanyahu, conosciuto per essere il governo di destra più estremista di sempre in territorio israeliano.

Nonostante non sia passato nemmeno un mese dall’esordio, il ministro per la sicurezza nazionale israeliana Itamar Ben Gvir, ha effettuato una nuova passeggiata sul Monte del Tempio – la spianata delle moschee – sotto le forti polemiche di alcuni funzionari ONU. Sulla scia della visita, spicca anche l’annuncio del primo ministro Netanyahu sull’attuazione di misure restrittive nei confronti dell’Autorità nazionale palestinese e di alcune ONG attive soprattutto in Cisgiordania.

Si teme una crescente rivendicazione di ulteriori territori e sarà naturale pensare ad un inasprimento del conflitto e della violenza.

Antonio Pellegrino

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