Quel che stiamo vivendo è un periodo di crisi, una sorta di odissea : ormai lo avrete letto milioni di volte.
E’ un periodo di transizione, di trasformazioni, un periodo in cui ordine e disordine si contendono la scena, una scena dove si susseguono avvenimenti e si muovono personaggi numerosi: ma senza che ci sia un regista a dettare tempi e modalità (anche se su quest’ultimo punto in tantissimi non sono d’accordo).
Questo periodo, quest’odissea, quand’è cominciata?
Qualcuno dirà secoli addietro, o all’inizio del 900, o dopo le guerre mondiali.
Altri dirà, per esempio, nel ’68, o nel 1989, o nel 2001, e così via.
Io dico che il momento, a partire dal quale certi capelli hanno cominciato a formare i nodi che ora vengono al pettine, è stato il 1967.
L’anno della Summer of Love, e della definitiva escalation della guerra in Vietnam. L’anno di Sgt. Pepper’s e del “Laureato”. L’anno del “Maestro e Margherita” e di “Cent’anni di solitudine”. L’anno in cui sono nate tutte le illusioni e perciò stesso preparate tutte le disillusioni.
L’anno in cui si concludeva la lavorazione sul set del “Pianeta delle scimmie”, e soprattutto di “2001: Odissea nello Spazio”.
L’Odissea di Kubrick
Nel suo capolavoro, Kubrick ripercorreva l’itinerario proposto da Nietzsche.
Quello per cui l’umanità sarebbe passata, nel corso dell’intera sua vicenda millenaria, attraverso tre stadi (come quelli di un razzo) : il cammello, il leone, il bambino.
Il cammello: l’umanità primitiva e antica, rassegnata nel profondo a patire e penare.
Il leone: l’umanità che si ribella, l’umanità moderna che vuole rompere le catene del proprio destino, e non esita minimamente a ricorrere alla violenza per farlo.
Narcisista e egoista, l’umanità leonina è l’esatto opposto di quella che l’ha preceduta.
La libertà sfrenata è il suo unico idolo: l’Io.
Ma sebbene necessaria per spalancare i cancelli della storia, questa umanità è appunto un preludio: per Nietzsche (e Kubrick) un preludio all’era dell’umanità-bambina, in cui la creatività – quasi divina – si esprime senza nessun bisogno di ricorrere alla violenza, perché anzi riconosce e accoglie tutte le diverse manifestazioni di vita – ghiotti alimenti per la sua propria creatività, quasi illimitata.
Le vicende arcinote dell’opera di Kubrick venivano inscenate in un contesto tipico del genere cinematografico della fantascienza : ma solo per meglio caratterizzarle come vicende meta-fisiche e meta-storiche (più che come proposte di situazioni futuribili). Ecco perché, nonostante l’accurato studio per una credibile descrizione degli strumenti e degli scenari del futuro, più che scientifica la narrazione kubrickiana è “fanta”. Nel senso che è una narrazione visionaria, apocalittica (nel significato autentico delle parole fantastico e apocalittico).
Allo stesso modo in cui i dipinti di De Chirico non sono certo ricostruzioni dell’antichità classica: ma ne utilizzano la memoria, rappresentata da forme facilmente evocabili a tutti (le rovine, le statue ecc.), per trasportare concetti ed emozioni in una dimensione “altra” e quindi “ulteriore e ultima” rispetto a quella quotidiana (di cui il passato rappresenta al contempo l’orizzonte necessario e quindi il malinconico destino: la fine).
Odissea : mito, storia, esperienza umana
E’ il mito, insomma, che si riappropria della storia e del vissuto delle persone.
L’altra dimensione, “reale più del reale”, che permette alla realtà stessa di farsi verità – di uscire dalla nebbia, squarciando delle chiare “visioni”.
Ecco perché una “odissea”.
Non a caso, Kubrick parlava del suo film come di un “documentario mitologico”. Quasi un ossimoro – ma un vero ossimoro. Cioè portatore di una verità che origina dallo scontro fra due continenti concettuali: in questo caso il documentario della realtà e il mito che, appunto, è altro da essa.
Di recente, Roberto Calasso ha nuovamente ripreso questo discorso, e io spero di tornarci.
Ma poi, quando finirà quest’era del leone, questa lunga odissea ? Non è prevista un’era dell’Acquario?
Nessuno lo sa ( ma di nuovo, tanti pensano che invece sì ci sia chi conosce, o chi prepara il futuro).
2016: un anno eccezionale
Sappiamo solo che il 2016 ospiterà una concentrazione di piccole svolte storiche, che tutte insieme potrebbero segnare una svolta generale di questa crisi : e di tutta un’epoca. Facendo precipitare le cose (come un insieme chimico) verso chissà che.
Ne sono già successe di cose, terribili, quest’anno: dagli sbarchi avventurosi di una umanità perseguitata agli attentati nichilisti ( e sono solo quelle conosciute da tutti nel mondo).
Ma anche se stiamo solo ai fatti “calendarizzabili”, ne vedremo delle belle.
C’è appena stata l’elezione-thrilling dell presidente austriaco (la vittoria delle destre avrebbe fatto quasi sicuramente fallire in breve tempo tutta la costruzione europea).
Da poco un turno di elezioni amministrative come quelle italiane ha dimostrato che un altro dei pilatri del sistema ricomincia a scricchiolare.
Seguiranno: il referendum sulla Brexit (24 giugno) ; il referendum costituzionale sempre qui in Italia (2 ottobre?) ; le elezioni presidenziali in America (intorno al 10 novembre) che sembrano un referendum su Trump (ma sono un referendum sull’America stessa e su quel che vuol continuare ad essere).
Questo, solo per dire dei principali eventi (ai quali andrebbero aggiunte le nuove elezioni nella Spagna senza governo da un anno).
Cui seguirà nel 2017, secondo i programmi attuali, il turno delle elezioni presidenziali nella Francia scossa dalla rivolta contro la nuova legge sul lavoro ; e l’anno seguente, quelle generali in Germania.
I bivi della storia, altrettante svolte di un’odissea sulla Terra
Sono tanti “bivi” della storia che influenzeranno il corso degli altri a seguire, e tutti insieme determineranno la piega che prenderà l’increspatura dello spaziotempo (detta storia) in cui ci capita di vivere. Tanti passaggi fra Scilla e Cariddi per tanti Ulisse come siamo noi tutti come singoli e come comunità umana.
Anni interessanti, appunto. Come quelli di una odissea, appunto, cioè “un viaggio nel mondo esterno che diventa una scoperta di se stessi”. Un’avventura che rivela la verità profonda di una situazione, di noi stessi.
Aspettiamo la rivelazione del feto astrale – ma nel frattempo ascoltiamo, accidiosi, dei bambini raccolti sulle tragiche spiagge del Mediterraneo.
Sicuramente mi dimentico qualcosa (e queste sono solo le cose programmate) : ma il 2016 sembra uno di quegli anni in cui i ritmi delle storia congiurano e si accordano per decidere i destini di tante, forse troppe cose.
Troppe per una umanità ancora troppo leonina.
ALESSIO ESPOSITO