Una forza della natura, un uomo energico ed affascinante, il “Boss” per eccellenza. Stiamo parlando di Bruce Springsteen, una leggenda della musica che ancora oggi ha la forza di emozionarci con le sue canzoni. Il 25 agosto 1975 veniva pubblicato “Born to run”, il suo terzo album.
Springsteen è come il vino: più invecchia, più è buono. A quasi 67 anni, conserva ancora intatti il suo carisma, il suo fascino e la sua energia. Da un’infanzia vissuta in condizioni disagiate, il cantante ha raggiunto la fama non senza fatica, ricompensato in seguito da un successo senza pari. Le origini del suo soprannome (“The Boss”, in italiano “Il Capo”) non sono chiare, anche se sono state formulate diverse ipotesi concernenti il suo ruolo nel vecchio gruppo E Street Band.
Egli è un uomo molto sensibile e generoso, come si deduce dal suo sostegno per i combattenti in Vietnam e, soprattutto, dalla sua partecipazione al singolo del collega Michael Jackson “We Are The World”, a sostegno della campagna di beneficenza “USA for Africa”. La potenza della sua voce raggiunge nel singolo il suo apice, nel cantare una canzone di fratellanza e solidarietà insieme ai suoi colleghi – cantanti.
L’album “Born to run” viene ricordato ancora oggi come un punto di svolta nella carriera di Bruce Springsteen, e si distingue dai due album precedenti grazie ad un rock più incisivo, la cornice perfetta per l’America dipinta dall’artista. Un’America piena di amarezza, i cui giovani preferiscono vivere ai margini della società o, addirittura, contrastare il famigerato “American Dream”. Nessuno dimenticherà mai “Born to run”, che nel 2003 è entrato a far parte della lista dei 500 migliori album secondo la rivista Rolling Stone, occupando il diciottesimo posto.
Bruce Springsteen è unico nel suo genere, e con grinta racconta la realtà della “working class” americana. Una classe operaia fatta di amarezza, ma anche di sogni e speranze. Nonostante il successo, l’artista continua, canzone dopo canzone, a tornare alle proprie origini.