1959, anno di fermenti politici e musicali, vede la nascita di due dischi che hanno cambiato la storia del jazz: Kind Of Blue e The Shape of Jazz To Come
1959 – Gli Stati Uniti, ad appena quattordici anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, sono in un periodo di ripresa economica ma anche di tensione internazionale a causa della Guerra Fredda. Gli anni ’50 rappresentano nell’immaginario collettivo americano, l’epoca d’oro. Diversi prodotti commerciali come Greese, Happy Days o Ritorno al Futuro, mostrano l’immagine di un Paese spensierato, ottimista. Questa però è solo una faccia della medaglia: in questi anni gli Stati Uniti sono impegnati nella Guerra Fredda con la Russia ed è in corso la lotta interna per il riconoscimento dei diritti civili degli afroamericani.
Quest’ultimo aspetto, ovvero la lotta per i diritti civili, è particolarmente importante nella storia del jazz: la musica jazz è nata dagli afroamericani e si sviluppò anche come manifestazione della propria identità “nera”. Tra gli anni ’50 e ’60 Martin Luter King si è battuto per il riconoscimento dei diritti civili degli afroamericani e subì un primo attentato proprio nel 1958, un anno prima che la musica afroamericana per eccellenza giungesse ad un grande punto di svolta. Due dei dischi che uscirono nel 1959, Kind Of Blue di Miles Davis e The Shape of Jazz To Come di Ornette Coleman, diventarono presto pietre miliari della storia del jazz e punti di riferimento per i jazzisti futuri impegnati nella sperimentazione. Ma in che modo la lotta per i diritti civili è correlata a questi album?
Dalla fine degli Anni Venti, la musica Jazz si era sempre retta su due pilastri: l’improvvisazione solistica e l’utilizzo di scale e arpeggi che si accordassero con le armonie del brano in questione. I due nuovi filoni di jazz introdotti nel 1959 furono il Modal Jazz e il Free Jazz, che ebbero come “manifesti” rispettivamente Kind Of Blue e The Shape Of Jazz To Come. Questi due nuovi generi musicali si differenziavano dal passato per il nuovo modo di approcciarsi all’improvvisazione musicale e per la ricerca di nuove sonorità. Nel Jazz Modale viene mantenuta l’idea di improvvisazione solistica su una struttura armonica, ma quello che viene a mancare è la presenza di un centro tonale forte. In maniera ancora più radicale, nel Free Jazz oltre che la dissoluzione della tonalità vengono eliminate anche le idee di improvvisazione solistica e di struttura.
La rottura con il passato e con il concetto generale di “forma” rientrano nel movimento di protesta nei confronti della situazione degli afroamericani negli Stati Uniti alla fine degli anni ’50. Il Free Jazz è palesemente una musica di protesta, di rottura, e non solo nei confronti del mondo musicale precedente ma anche rispetto a determinate idee conservatrici che continuavano a considerare gli afroamericani non al pari dei bianchi.
Altri due dischi, sempre pubblicati nel 1959, rappresentano una rottura con il passato e una protesta nei confronti della situazione politica a loro contemporanea. Uno di questi è Time Out, di Dave Brubeck, disco che esplora le possibilità di utilizzo dei tempi composti: i tempi solitamente utilizzati nel jazz, fino a quel momento, erano i 4/4 o i 3/4, nel disco di Brubeck troviamo brani in 5/4 e in 9/8. Altro aspetto interessante di questo disco è la compresenza di musicisti bianchi e neri, già presente anche in Kind Of Blue.
Un album che invece contiene espressamente contenuti politici è Ah Um di Charles Mingus, il cui il brano Fables of Fabus fu dedicato (criticamente) al governatore dell’Arkansas Orvall Faubus, che aveva tentato di impedire l’attuazione delle leggi antirazziste e antisegregazioniste votate dalla camera e dal senato federale americano.
Come spesso accade, dunque, la storia della musica (in questo caso della musica Jazz) e gli avvenimenti socio-politici si influenzano vicendevolmente, al punto che è difficile dire “chi ha influenzato chi”.
Veronica Perego