Anno 1932, contea di Murchinson, Australia Occidentale. Migliaia di emù selvatici, uccelli notevoli sia come stazza che come appetito, battono il territorio in cerca di acqua e cibo, e alla fine trovano quello che cercano -purtroppo a spese degli agricoltori locali che vedono i loro raccolti sparire nel capace stomaco dei pennuti. Le tradizionali difese di filo spinato messe contro conigli e altri animali non servono contro gli emù, i danni sono notevoli e i contadini si rivolgono allora al governo per avere un risarcimento, ma quattrini non ce ne sono, e il governo preferisce, nella persona del Ministro della Difesa, sir George Pearce (1870-1952) dichiarare guerra agli emù.
Le operazioni belliche, affidate al maggiore G.P.W. Meredith della 7. batteria pesante della Royal Australian Artillery, iniziarono nell’ottobre 1932 ma per le forti pioggie il primo scontro avvenne solo un mese dopo, il 2 novembre: Meredith, al comando di un paio di militari dotati di mitragliatrici (e oltre 10.000 colpi) attaccò gruppi di emù in diverse azioni ma alla fine della giornata ne erano rimasti uccisi non più di una dozzina. Nel pomeriggio del 4 novembre Meredith fece montare le mitragliatrici su un carro trainato da un trattore e tese un’imboscata a circa 1000 emù vicino ad una diga dove andavano ad abbeverarsi ma dopo i primi spari gli emù si sparpagliarono in piccoli gruppi e nonostante fossero molto vicini ai militari (circa 100 m.) anche in questo caso ne rimasero sul terreno solo una dozzina. Dopo ulteriori insuccessi, l’8 novembre, il Ministro della Difesa ordinò la ritirata e ne rispose in Parlamento, dove dovette rispondere anche alle beffe dell’opposizione che chiedeva ad esempio quali decorazioni erano state previste per questa guerra. Su insistenza degli agricoltori, la guerra riprese in dicembre, ma le cose non cambiarono, e il numero di emù morti continuava ad essere veramente esiguo (in totale 980 emù uccisi su 20.000…) e alla fine quella che la stampa chiamò con ironia “the Great Emu War” vide la prima -e unica- sconfitta dell’esercito australiano.
Quello che più meravigliò in questa faccenda fu il comportamento degli emù che, secondo l’ornitologo Dominic Serventy, dopo l’imboscata alla diga non si mossero più in stormi o grossi gruppi, ma adottarono tattiche di guerriglia, dividendosi in tante piccole unità (difficili sia da individuare che da colpire) che si spostavano con manovre e scarti improvvisi, tanto rapidamente che dal carro con le mitragliatrici non si riusciva a tenerli sotto tiro. Non solo: stando a quanto riportato dai militari, pare che gli emù avessero imparato a calcolare la gittata delle armi e a nascondersi dietro macchie di alberi prima di scattare velocemente dietro un’altro riparo.
Un’altro aspetto sorprendente era gli emù continuavano a correre anche quando gravemente feriti: a un emù morto sotto le ruote del trattore furono ritrovati ben 5 proiettili in corpo e lo stesso Meredith ebbe a dire: “… Se avessimo una divisione militare con la capacità che hanno questi uccelli di resistere ai proiettili, questa divisione potrebbe affrontare qualsiasi esercito… Questi resistono alle mitragliatrici come dei carri armati.” Epperò anche il valore del governo e dei militari australiani non fu da poco visto che si comportarono, come dice il Nostro, con alto sprezzo del ridicolo…
Remo Bodoer