Alberto Sordi, nel celebre film “Un americano a Roma”, diceva: “Maccarone, m’hai provocato e io ti distruggo adesso, maccarone!”. E ancora, Totò nell’indimenticabile film “Miseria e nobiltà” si gusta gli spaghetti dopo averli afferrati con le mani allo stesso modo degli altri commensali e tutti insieme arricciano le guance per l’enorme quantità di fili di pasta che occupano la bocca e che scaldano il cuore, come testimoniano i loro occhi, ricolmi di felicità.
Qual è la prima cosa che manca terribilmente ad un italiano all’estero oltre al bidet? La risposta è semplicissima. Naturalmente, la pasta. Chi di noi non ha mai calcolato il peso delle valigie considerando, sin dall’inizio, che una parte minima dello spazio sarebbe stato destinato ad un bel pacco di spaghetti?
Il territorio italiano è caratterizzato da regioni che vantano una particolare e differente tradizione e, quindi, pasta dalle svariate forme. Ecco che si iniziano ad immaginare i vari aspetti che può assumere la pasta nel nostro piatto e, mentre pensiamo ai fusilli, maccheroni, spaghetti, penne, tagliatelle, pici, fusilli, linguine, pappardelle, lasagne, fettuccine, garganelli, rigatoni, tortiglioni, trenette, farfalle, conchiglie, orecchiette, ravioli e cappelletti, non può che venirci l’acquolina in bocca.
Settemila anni fa, l’uomo abbandona la vita nomade e si dedica alla coltivazione della terra. Dopo la scoperta del grano, l’uomo inizia a lavorarlo e a macinarlo, creando così la farina che unita all’acqua da vita all’impasto, cotto su pietra rovente. Cicerone e Orazio erano golosi di lagane, larghe strisce di pasta sottile, da cui derivano le care lasagne. Ma a che cosa dobbiamo l’avvento della pasta in Italia? A chi va il merito?
In un documento del 1154, un geografo arabo Al-drin cita la “farina in forma di fili” chiamato triyah, che si confezionava a Palermo. Gli Arabi, infatti, essiccavano la pasta perché, durante le loro lunghe peregrinazioni, non avevano abbastanza acqua per fare la pasta fresca. In particolare, si pensa che sia comparsa per la prima volta in Italia, nella città di Trabia, sempre in Sicilia e per questa ragione gli abitanti dell’isola furono dei maestri nel cucinarla con i più deliziosi e originali condimenti. Nel Medioevo nasce un nuovo metodo per cucinarla, che è quello usato ancora oggi: la bollitura in acqua.
La pasta sembra essere nel Dna di noi italiani, infatti, secondo la Coldiretti, un italiano consuma, in media, 26 kg di pasta all’anno, una quantità sedici volte superiore a quella mangiata da un giapponese. La pasta è storia e tradizione, è il passaporto che ci identifica nel resto del Mondo, è come il thè per gli inglesi o la sangria per gli spagnoli. Un piatto di pasta è quanto di più semplice si possa proporre ad un ospite ma è quanto di più apprezzato da chi ha un grande appetito e da chi proprio non riesce a farne a meno. Chi, poi, non ha mai dato vita ad un’allegra e soddisfacente spaghettata di mezzanotte con amici? In fondo, noi italiani ci accontentiamo di poco e, senza pretendere piatti elaborati, un grande sorriso compare sul nostro volto.