L’unica colpa che ho è quella di essere venuta al mondo. In una terra che non ha spazio per quelle come me, per il mio popolo. Che cosa avrò mai fatto di male per meritarmi questo! Ho 17 anni, vorrei vivere come voi, che passando mi guardate con sufficienza, vorrei realizzare i miei sogni, camminare per strada come voi, con i libri in mano e gli occhi pieni di vita. E invece mi trovo qua, sul ciglio di questa strada, a dover vendere il mio corpo per ripagare i debiti del mio viaggio. Spedita come un pacco postale, da sola, in cerca di un lavoro. Ogni speranza, di un futuro migliore per me è ormai svanita. Mi ero illusa, sì, di trovare una realtà diversa da quella in cui vivevo, forse chiedo troppo. Non c’è posto per quelle come me in questo mondo.
Mentre ero su quella barca, assieme alla puzza e ai pianti di ragazze disperate di vita, guardavo il mare riflettere i miei sogni. Sogni spezzati dalla realtà che mi ammazza ogni giorno. Non ho mai avuto paura di morire, avevo paura di questo, avevo paura di trovare il vuoto. E ho trovato il vuoto intorno a me, sono diventata una schiava sottomessa da questa lurida realtà, ingiusta per il mio popolo, per me e per gli innocenti che muoiono ogni giorno. Mi chiedo, a volte, se questa sia una pena da pagare, come quella inflitta ai miei genitori per aver difeso il popolo e per aver amato la libertà. Ripenso a quando camminavo per le strade della mia città, la gente moriva ogni giorno. Adesso, vedo morire me, lentamente.
Quando rientro nella mia misera stanza, però, apro il cassetto e stringo tra le mani l’unico ricordo che ho di mia madre: una poesia. Una poesia che mi leggeva ogni sera con le lacrime agli occhi:
” Vivere è bello, quando si è liberi,
tutti, uomini e donne, non tu e io soltanto,
liberi di dire la nostra,
di vagabondare per mari e terre,
liberi di bere e mangiare, di lavorare e giocare,
liberi di sceglierci il cammino”
La poesia continua, ma il foglio è strappato, l’altra metà mia madre l’ha lasciata a mio fratello, che è rimasto nella mia città e lotta ogni giorno per la libertà. Ecco, quando leggo queste righe sento crescere dentro di me quella forza che mi permette di andare avanti, riemerge la speranza di poter studiare e aiutare le persone in difficoltà, i malati e la mia gente. Quando leggo queste righe sento le mani rovinate di mia madre abbracciarmi e i baci di mio padre sfiorarmi il viso. La mia forza è una poesia, la mia speranza è racchiusa in essa. Per questo quando passate accanto a me non guardatemi con sufficienza, non sono una prostituta, sono una ragazza come voi, con l’amore per la libertà e la sfortuna di non essere nata in un paese libero!