Dal 18 al 22 marzo 1848 la città di Milano insorge per cacciare via l’esercito austriaco e dichiarare l’autonomia del Lombardo Veneto. È l’inizio della Prima Guerra di Indipendenza, l’inizio della lotta per l’unità e la nascita dell’Italia. Una delle personalità decisive per il movimento di liberazione e indipendenza del nostro paese è la contessa Clara Maffei: per tutta la vita accoglierà nel suo salotto i più coraggiosi e temerari intellettuali che, uniti negli ideali, porteranno alla nascita del nostro paese
Nel 1848 tutta l’Europa è attraversata dalla Rivoluzione, Francia, Austria, Ungheria, Italia. Tutti i popoli contestano il potere, chiedono più libertà. Vogliono la Costituzione. Dopo l’insurrezione di Vienna, il 18 marzo 1848 anche Milano insorge e chiede l’autonomia per il Lombardo-Veneto.
Chi era Clara Maffei
Clara Maffei nasce a Bergamo il 13 marzo del 1814. Quando ha nove anni il padre si trasferisce a Milano con lei. Nel 1832 le propone di sposare il bel poeta Andrea Maffei, futuro compositore di opere di Giuseppe Verdi, come i Masnadieri e Macbeth. Poco tempo dopo il matrimonio nasce loro una figlia, Ottavia. La bambina muore a 9 mesi. Clara cade in depressione e sembra non riprendersi. Il marito, non sapendo come fronteggiare la situazione, propone a Clara di aprire il suo salotto e ospitare le personalità artistiche più interessanti. Sarà Clara negli anni successivi a rendere il suo salotto sempre più politico, centro propulsore del Risorgimento italiano. Carlo Tenca, Giulio Carcano, Emilio Visconti Venosta, Carlo Cattaneo e tanti altri frequentavano assiduamente il salotto di Clara Maffei.
Repressione e creatività dei milanesi
L’insofferenza per il dominio austriaco cresceva tra gli intellettuali, la maggior parte di loro desiderava una Repubblica. Gli arresti e i processi a seguito dei falliti moti anti-austriaci del 1820-21 non aveva fatto che accrescere il desiderio di libertà. Per sfuggire alla censura scrittori come Tommaso Grossi, ma anche pittori come Francesco Hayez utilizzavano la storia per parlare del presente. Ancora oggi alla Pinacoteca di Brera si può ammirare il quadro di Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri come esempio del patriottismo romantico che animava gli artisti dell’epoca. L’arte faceva politica. Hayez e Grossi erano solo alcuni degli amici e ospiti di Clara Maffei. Fu proprio Clara a realizzare un sogno di Giuseppe Verdi, presentandogli Alessandro Manzoni. Nel salotto di Clara Maffei nobili e intellettuali, giovani e adulti, artisti, politici e giornalisti si incontravano, le idee ribollivano. C’era chi invocava l’aiuto del Re Carlo Alberto di Savoia, chi voleva la Repubblica, ma tutti erano d’accordo nel voler cacciare gli austriaci dall’Italia.
Alla prima del Nabucco di Verdi il 9 marzo del 1842 al coro del Va pensiero il pubblico esplode in un applauso che dura 10 minuti. A coinvolgere il pubblico ed emozionarlo è il coro degli ebrei prigionieri di Babilonia che rimpiangono la patria sì bella e perduta e che gli ascoltatori identificano con l’Italia oppressa.
Il 4 settembre del 1847 con l’elezione a pontefice di Pio IX, un italiano, i milanesi vanno davanti al Palazzo dell’Arcivescovado in Piazza Fontana, celebrano l’arrivo di un italiano che succede un tedesco. La manifestazione diventa a carattere marcatamente politico, ma allora non era come oggi che si può manifestare liberamente! Così la polizia reprime la dimostrazione, un uomo muore, altri vengono feriti: il sangue versato diventa per i milanesi una dichiarazione di guerra. Durante il capodanno del 1848 si sparge la voce di boicottare gli austriaci smettendo di fumare. Le tasse sui tabacchi finiscono nelle casse austriache. Tutti i milanesi smettono di fumare, realizzando uno dei primi boicottaggi della storia!
Le Cinque giornate di Milano
Venuti a sapere dell’insurrezione di Vienna il 18 marzo si decide di andare a chiedere al podestà di passare i compiti della polizia austriaca a una guardia civica cittadina. A Cesare Correnti si affida la stesura di un proclama
Il destino d’Italia è nelle nostre mani: un giorno può decidere la sorte di un secolo. Proclamiamo unanimi e pacifici, ma con irresistibile volere, che il nostro paese vuole essere italiano, e che si sente maturo a libere istituzioni, che chiediamo offrendo pace e fratellanza, ma non temendo la guerra.
I dimostranti si sono asserragliati nel palazzo del Municipio in via Broletto. Il governatore Josef Radetzky ordina di sparare cannonate, gli occupanti sono costretti ad evacuare e vengono tutti arrestati. Radetzky pensa di aver liquidato la faccenda, ma si sbaglia. Come racconta Luciano Bianciardi in Daghela avanti un passo!
A tutti i balconi, a tutte le finestre fiorirono come d’incanto le bandiere tricolori
Giovani di 16 anni si armano perché
Tutte le rivoluzioni del mondo non prenderebbero mai l’avvento se i primi a muoversi non fossero i ragazzi
Tutta la città insorge, aggirando qualsiasi regola del gioco della guerra. Prendono le armi dal Museo Poldi Pezzoli, pure quelle di scena dal Teatro alla Scala. Vengono usate tegole, sassi, barricate mobili. Gli orfanelli chiamati martinitt diventano staffette portaordini, le case sono tutte aperte per dare riparo ai combattenti. Anche Clara Maffei mette a disposizione la sua casa in via Manzoni per aiutare i feriti.
Radetzky scrive alla corte imperiale d’Austria
La città di Milano è sconvolta dalle fondamenta ed è difficile farsene un’idea… Il carattere di questo popolo mi sembra cambiato come per un colpo di bacchetta magica: il fanatismo ha pervaso ogni età, ogni ceto, ogni sesso.
Quel fanatismo che secondo Bianciardi è più corretto chiamare amore della libertà, anima vecchi e giovani e permette alla città di Milano di scacciare l’esercito austriaco. 160.000 abitanti contro 14.000 soldati per ucciderli e cacciarli fuori dalla città.
Tre giorni dopo, il 22 marzo, Radetzky decide di evacuare Milano
Questa è la più terribile decisione della mia vita, ma non posso tenere più a lungo Milano. Tutto il paese è in rivolta
Non sarà la fine della dominazione austriaca, come la storia ci racconta, ma un’esempio concreto di cosa è capace di fare una popolazione unita.
La forza degli incontri cuore a cuore
L’arte di ricevere è l’arte di sacrificarsi
Lo disse proprio Clara Maffei a chi le chiedeva il suo segreto. Nel libro di Daniela Pizzagalli L’amica – Clara Maffei e il suo salotto nel Risorgimento emerge questa suo impegno costante dietro le quinte che permetterà alle persone di unirsi negli ideali. Mi viene in mente quando il mio maestro Daisaku Ikeda raccontò di Deng Yingchao. Lui la conobbe all’epoca in cui era moglie del primo ministro cinese Zhou Enlai. Ma prima della rivoluzione che portò alla nascita della Repubblica Cinese Deng prese parte ai moti rivoluzionari e fu una delle persone decisive, ma all’epoca era considerata una cospiratrice. Ikeda mette in luce quali furono le cause della sua vittoria
Primo, agiva rapidamente. Contattava le persone immediatamente, e andava ovunque servisse… Secondo, dava grande importanza agli incontri faccia a faccia. Lettere, messaggi, telefonate o altri metodi di comunicazione moderni da soli non veicolano la nostra intenzione originale, né ci consentono di capire i veri pensieri di una persona. Deng Yingchao riteneva importante incontrare e parlare con gli altri di persona. Terzo, nutriva sempre rispetto per gli altri. Teneva i suoi successi lontani dai riflettori e i commenti su di essi ridotti al minimo, mentre si adoperava con tutto il cuore a lavorare dietro le quinte. In questo modo ha guadagnato la fiducia di tutti. Lodava tutti.
Queste parole possono descrivere perfettamente l’atteggiamento di Clara Maffei, un atteggiamento che nell’era social va ampiamente e profondamente riconsiderato.
L’amore di Milano, così il marito definisce Clara Maffei. Lei invece all’approssimarsi dell’Unità d’Italia dichiara
Com’è tutta bella la nostra Italia! Ovunque si volga il lo sguardo od il pensiero, si benedice Iddio d’esser nati su questa terra; e quando poi si pensa che ora è proprio nostra e che certo fra non molto sarà tutta indipendente ed una, l’anima, non avvezza a tale gioia, non sa quasi esprimerla che colla manifestazione di sorpresa…e col rendere un omaggio di riconoscenza e d’ammirazione ai tanti nostri prodi che col loro sangue prezioso ce l’acquistarono.
Questo prezioso pezzo di storia italiana verrà celebrato nei pressi di Piazza Cinque Giornate di Milano con letture a tema e una rievocazione storica delle celeberrime barricate.