In Brasile, ancora una volta, quest’anno è stato sospeso il servizio Whatsapp per 72 ore, che nel Paese conta circa 93 milioni di utenti. La causa della sospensione è il rifiuto del servizio di messaggistica di rivelare i dati dei suoi
clienti coinvolti in un’indagine penale che riguarda alcuni trafficanti di droga. TIM, Oi, Vivo, Claro e Nextel, le 5 compagnie coinvolte, hanno dovuto accettare di eseguire l’ordinanza, pena una multa giornaliera di 150 mila euro.
Lo stesso giudice, Marcel Montalvão del tribunale di Lagarto, precedentemente aveva fatto arrestare il vicepresidente di Facebook per l’America Latina Diego Dzodan, in quanto non avrebbe rispettato l’ordinanza del tribunale che obbligava la società a interrompere il blocco dei messaggi sotto indagine, Dzodan è stato interrogato e rilasciato quasi subito.
Questo tipo di decisioni comportano ovviamente dei malumori da parte di coloro che usufruiscono del servizio, ma ovviamente, credo che sia corretto contribuire con la giustizia affinché vengano fatte rispettare le leggi, e nel momento in cui si chiede la sospensione di un servizio per approfondire delle indagini, diventa a quel punto un dovere sociale e un diritto personale fare in modo che questa richiesta venga ascoltata.