Si torna indietro, ma solo per un po’

bresson
Henri Cartier-Bresson, Hyères, Francia, 1932

Sicuramente ci avete pensato, a ciascuno capita, prima o poi, di chiedersi: e se tornassi indietro? Oh, che gran bella opportunità! Come sarebbe? Come sarei? Cosa rifarei e cosa, invece, eviterei di fare? Che dilemma! Arriva, prima o poi, quell’aurora, quel tramonto, quella luna davanti ai quali ci si pone questa domanda. E si spera che quelle sfumature di un cielo pieno di speranza per un nuovo giorno, quei raggi di sole stanchi dopo una giornata di splendore, quella luna così bella (e che luna, quella di stasera), suggeriscano qualche risposta. Se si potesse tornare indietro… Un nostalgico, tremendo, inevitabile dilemma. Ed ognuno conosce la risposta, quella che segretamente concede a se stesso, a se stessa, quella che si trova, quella che si accoglie. Se si potesse tornare indietro… E chi lo sa? Chi lo può dire? 

Solo un consiglio: non siate drastici, drastiche. Non eliminate immediatamente ciò che  in seguito si è rivelato negativo, o difficile, o temibile. Per esempio: imparate ad andare in bici pur sapendo che cadrete e pur conoscendo il male che fanno quelle botte contro l’asfalto, quelle sbucciature, quelle ferite. Per non parlare del disinfettante della nonna, come bruciava…

Studiate lo stesso, anzi fatelo di più (questa modifica non risulterebbe sicuramente inutile, lo studio non è mai troppo!). Anche se ora, col senno di poi, lo sapete che i sacrifici e la passione, l’amore per la Cultura, per il Sapere, poco importano  a chi deve giudicarvi e assumervi. È proprio grazie a tutto ciò che apprenderete, che saprete affrontare le sconfitte e le delusioni e le frustrazioni. E questo lo sapete, perché ci siete passati, ci siete passate.

Datelo quel bacio su quella panchina, datelo ugualmente, anche se di quella emozione non resterà che il ricordo. A far male non sono i ricordi, ma è l’assenza, la dimenticanza del loro sapore, del loro profumo, della loro temperatura: non rinunciate ad essi. E prima di evitare la stretta di mano con chi, poi, vi ha deluso, in amore come in amicizia… bé, però dai: quanto avreste perso o mai conosciuto senza di lei, o senza di lui?!

Riempite il vostro zaino, anche se, ora lo sapete, diventerà un peso sempre più importante sulle vostre spalle. Portatevi dietro tutto: portatevi dietro i granelli di sabbia e i blocchi di cemento; portate con voi la vostra stella e tutte quelle poesie che nessuno ha mai letto; portate con voi le canzoni che avete cantato, i libri che avete letto, i film che avete guardato e i dipinti, i disegni, le fotografie davanti ai quali siete riamasti, rimaste immobili per chissà quanto tempo: e se in tutto questo, ci sarà la nostalgia e la rabbia e la confusione di quei tempi, perché è stato difficile, perché è stato brutto, perché è stato con lei, perché è stato con lui, perché è stata colpa sua, perché è stata colpa tua… saranno dei perché a cui sarete arrivati, arrivate, grazie a quelle domande. Ogni scoperta, ogni genio, ogni risposta provengono da una domanda ed ogni domanda nasce da una mancanza. 

E ditele le belle parole che avete pronunciato e fate quello che avete considerato giusto fare. Fatelo, come se non dovesse esserci sofferenza, separazione, amarezza. Meglio, sapendo che queste vi hanno reso le persone che siete. E che ora sono persone infinitamente lontane da quei momenti, da quei movimenti, da quei turbamenti. Di una lontananza lucida e positiva: quella che rende non diversi, diverse, da chi si era allora, ma uguali in modo diverso.

Salite su quel treno, percorrete quel sentiero, camminate, ma ad ogni modo, allargate il vostro orizzonte, come avete fatto in passato: oggi lo sapete, siete consapevoli che non sempre udirete voci tifare per voi, o forse non lo farà proprio la voce da cui ve lo aspettavate; lo sapete che non tutte le strade porteranno lì, dove siete diretti, dirette: lo sapete che tutte portano a Roma ma sapete che non era a Roma che volevate arrivare. Lo sapete che i proverbi non bastano e che le briciole di Pollicino le ha portate via il vento; lo sapete che perdersi è tragico, ma sapete anche che, se non vi foste persi, perse, non avreste imparato ad apprezzare la luce dei fari, delle lucciole e della luna. E soprattutto, ora sapete che se non aveste vissuto lo smarrimento, ora non conoscereste la gioia di ritrovarvi.

Se vi fosse concessa la possibilità di tornare indietro, non esercitate nessuno sforzo su voi stessi, su voi stesse e sulla realtà: ciò che stavolta deciderete di evitare, comporterà solo il cambio del rimorso che vi portate dentro, solo il cambio di un rimorso con un rimpianto. O il contrario.

Certo, magari, se tornaste indietro, cercate di non fare quella faccia delusa davanti allo specchio, badate meno alla gente e di più alle Persone, bevetelo quel bicchiere di vino che sicuramente vi avrebbe liberato da una insensata inibizione, frustratevi di meno e ballate di più! Insomma, date la precedenza a tutto quello che può farvi bene, che vi avrebbe fatto bene anche allora.

E nel tornare indietro, nel ripercorrere quella strada, non dimenticate il punto da cui lo state facendo: potrebbe bastare, questo, a convincervi che, d’altronde, non siete venuti, venute, poi così male. E che la vostra Storia, è proprio una gran bella Storia. Certo che lo è. E se lo è , se voi lo siete, è grazie a tutto quello che è accaduto, tutto quello che è stato scelto, tutto quello che è stato vissuto precedentemente.

Ecco. Prima di partire, prima di tornare indietro per la revisione, magari, cercate di ricordare questo.

Deborah Biasco

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