Il mondo delle imprese fa pressione sulle istituzioni per salvaguardare il clima, in un mondo sottosopra anche questo può funzionare
164 grandi aziende chiedono all’UE di dimezzare le emissioni entro il 2030. Tra i firmatari saltano subito all’occhio nomi come Coca-Cola, H&M, Microsoft, Google, Ikea, Michelin, Volvo, Vodafone, Enel, Philip Morris, ma anche Acea e le ferrovie dello stato italiane.
Le aziende che fanno il lavoro delle istituzioni
L’obiettivo europeo è diventare il primo continente climaticamente neutro entro il 2050. Aziende e investitori hanno voluto ribadire che questo risultato potrà essere conseguito solo iniziando una trasformazione economica già oggi. “Sono già 900 le aziende che hanno intrapreso azioni per salvaguardare il clima e 400 quelle che si sono imposte dei traguardi basati sulla scienza climatica” ricordano i 164 CEOs. Forse è la prima volta in cui è il mondo imprenditoriale e produttivo a chiedere alle istituzioni una maggiore attenzione agli squilibri climatici, e non il contrario.
Questa lettera è in effetti l’ennesima dimostrazione del tentativo della produzione capitalistica di prevenire le future circostanze climatiche. Abbracciare oggi una maggiore sostenibilità ambientale è l’unico modo per salvarsi dal fallimento di domani. Il collasso climatico riguarda infatti in primissima persona queste aziende. Di anno in anno si riduce la disponibilità delle materie prime e/o cambia la loro collocazione geografica. Per questo sempre più spesso le grandi aziende cercano di portare avanti azioni climatiche che cancellino i danni ambientali che hanno provocato. Ad esempio, spesso scelgono di investire nella riforestazione, piantando tanti alberi quanti ne servono per assorbire la CO2 messa in circolazione dalle proprie fabbriche.
La risposta delle istituzioni
Ad appena un giorno dall’arrivo della lettera in cui 164 aziende chiedono all’UE di dimezzare le emissioni entro il 2030, Ursula von der Leyen ha pronunciato l’annuale discorso sullo stato dell’Unione. Un’occasione per parlare non solo di quanto fatto fin ora, ma anche per annunciare i traguardi del futuro. Tra questi ultimi c’è senza dubbio la salvaguardia del clima. Proprio per questo la von der Leyen ha preso l’impegno richiestole da investitori e aziende: l’Europa ridurrà del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030.
Si tratta di un obiettivo ambizioso, considerando il breve tempo per attuarlo. Basti pensare al fatto che, come riportato dalle Nazioni Unite, nessuno dei traguardi climatici fissati per il 2020 si è realizzato. Nonostante quindi gli impegni presi a parole – che sicuramente dimostrano la crescente sensibilità di istituzioni e privati verso il futuro del pianeta e dell’umanità – bisogna fare attenzione alle modalità con cui si cercherà concretamente di ridurre le emissioni.
In che modo l’UE pensa di mantenere la parola sul clima?
Gentiloni, commissario economico, aveva già precisato che nel piano di ricostruzione post-covid almeno il 37% dei fondi di NextGenerationEU sarebbe stato destinato alla transizione verde. Von der Leyen nel suo discorso lo ha ribadito, garantendo anche che entro la prossima estate le istituzioni europee realizzeranno una riforma legislativa “adatta a 55”. Ha poi parlato anche di Green Bond: “oggi posso annunciare che fisseremo un obiettivo del 30% dei 750 miliardi di euro di NextGenerationEU da raccogliere tramite obbligazioni verdi“.
Marika Moreschi