È tutto pronto? Tu sei pronto, pronta, per partire? Non te lo chiederò dove andrai perché non credo che il viaggio sia questione di muoversi nel mondo ma di muoversi con modo. Come andrai, più che dove andrai. Conosco persone che non hanno mai oltrepassato il confine della loro regione, eppure, sanno raccontare di realtà che chi ha girato il mondo non conosce e neanche sa che esistono. Ma sì, perché il viaggio non si realizza nello spostamento sul piano orizzontale della carta geografica ma su quello verticale dei tuoi passi che premono sulla terra e al contempo se ne allontanano.
Chi viaggia, non chi semplicemente va in vacanza, sa che il vero viaggio è quello che inizia ancor prima di mettere in moto la macchina o di allacciare la cintura di sicurezza in aereo. Sa che il vero viaggio è quello che turba ed intriga, che spaventa e che propone, che promette e che pretende. Non sono solo una valigia piena ed un biglietto a fare un viaggio: ci vuole molto, molto di più.
Ci vuole il pieno. E fare il pieno spetta a te. Perché il viaggio ha bisogno di te per venir bene. E chi parte, chi viaggia, questo, lo sa. Sa che il viaggio ha un doppio (solo doppio?) significato.
Chi parte sa che il viaggio ha un doppio (solo doppio?) significato. Sa che mentre organizza il contenuto della valigia al suo interno, sta scaraventando in aria dell’ altro. Sa che mentre riprende tra le mani il suo biglietto di viaggio, una parte delle sue dita, silenziosamente, cerca già quello del ritorno. O quello di un altro viaggio. Sa che nel momento in cui chiude la porta di casa dietro sé ed urla ‘tutto al diavolo’, in realtà un patto col diavolo vorrebbe stringerlo lui stesso, lei stessa. Per vedere cosa c’è nei vagoni dei treni che non partono più, per sentire il freddo del mare se ci si butta dalla nave nella notte, per sedersi al posto del pilota e decidere la rotta di un aereo annoiato.
Chi parte lo sa. Che parte anche quando é fermo. Che decide cosa è veramente essenziale, anche quando non ci sono valigie da preparare. Che ogni posto é quello giusto, purché sia un buon punto da cui vedere le stelle. Chi parte lo sa. Che va a riprendere qualcosa di suo, anche se la destinazione è del tutto nuova. Lo sa che ogni angolo può essere uno strategico nascondiglio e che ogni scoglio, ogni spiaggia, ogni montagna, ogni albero può essere il posto giusto in cui cercare, trovare o ritrovare quella parte di sé che si è persa o dimenticata.
Chi parte lo sa che è tutta adrenalina, tutta euforia, tutta nostalgia. Che non sarà l’ultimo viaggio, chi viaggia lo sa. Che se ne concederà o imporrà altri, sì, lo sa. Perché nella valigia resta sempre un po’di spazio vuoto. Da riempire.
Perché la destinazione indicata sul biglietto ne nasconde sempre un’altra sotto. Perché ogni strada, ogni mare, ogni cielo sono sempre delle forti tentazioni. Perché ogni viaggio poteva andar meglio, poteva andar peggio. Perché ogni ritorno racconta di bellezze nuove e di malinconie antiche.
Chi parte lo sa, lo sa che non arriva mai. Sa che il viaggio possiede un doppio significato fino alla fine. E quando i motori si spengono, quando i suoi piedi ritoccano terra, quando quel profumo di casa lo accoglie, sa che non avrebbe voluto che accadesse. E sa che durerà per poco.
E la valigia resta aperta. Nell’ angolo di una stanza troppo piccola per pensare di viverci a lungo. Troppo conosciuta per credere di potersi deliziare ancora. Troppo buia per cercare parole nuove.
Lasciala aperta, questa valigia. Ti ricorderà che sei arrivato, arrivata nel punto più adatto da cui ripartire. La valigia aperta ti ricorderà che non è una tragedia se non hai ancora trovato la tua casa ideale, la tua città ideale, il tuo posto ideale e ti ricorderà che non è tragico pensare che potrà non accadere mai. Il Cielo, lo sai, ti basta. E ti basterà. E le persone con cui guardarlo o a cui raccontarlo, loro, troveranno il modo e la strada per raggiungerti. E tu troverai quelli per raggiungere loro.
Il viaggio più bello, è questo. E questo sarà sempre: quello per il quale hai fatto il pieno del meglio.
Deborah Biasco