Un’avventura adrenalinica, benefica ed unica nel suo genere: il Mongol rally è sicuramente un’esperienza che oltre a rimanerti impressa per tutta la vita, in un certo senso te la cambia.
Esso consiste in una sorta di competizione fra team di massimo cinque persone, che hanno come obiettivo il raggiungimento della Mongolia, attraverso un itinerario completamente a scelta e come unico mezzo una macchina di piccola cilindrata, non studiata per lunghi viaggi ma che sicuramente permette un’immersione totale nei territori che si percorrono.
L’obiettivo infatti è spendere il meno possibile per il comfort e il più possibile per la beneficenza; proprio così, perché il Mongol rally infatti è organizzato dall’associazione inglese “The adventurist”, che ha come primo obiettivo quello di devolvere la quota d’iscrizione ad associazioni benefiche.
Abbiamo incontrato Davide, un ragazzo di vent’anni che insieme al suo amico Edoardo, dopo averlo seguito da dietro le quinte per anni hanno deciso di vivere in prima persona questo evento che avrà inizio quest’estate.
Come si può immaginare, i preparativi sono lunghi e la sfida inizia già nel trovare un modo innovativo per ricavare i soldi da donare poi in beneficienza e la ricerca dell’auto, che in questo caso come suggerisce già il nome del loro team “Eh Ma Il Pandone” sarà appunto, una panda.
Tuttavia, per capire meglio come viene vissuto questo periodo dai due giovani audaci, abbiamo posto alcune domande ad uno di essi, Davide:
Prima inevitabile domanda: Cosa ti ha spinto a voler intraprendere il Mongol rally?
La voglia di avventura è essenziale, ed oltre ad essa c’è la voglia di dimostrare a se stessi di aver superato la soglia dell’adolescenza con una prova che rimarrà sicuramente indelebile.
Quali sono le maggiori difficoltà che pensate di incontrare?
Tendenzialmente sia io che Edoardo siamo due ragazzi timidi, ma per raggiungere l’arrivo sarà inevitabile interagire con molte persone sconosciute, e questo credo sarà lo scoglio più grande. Neanche distogliersi dalle abitudini sarà facile: probabilmente il mio letto sarà tra le cose che mi mancheranno di più in quelle notti che passeremo in tenda.
Come credete di recuperare i soldi necessari per la quota d’iscrizione?
C’è il libero arbitrio sul come ricavare i soldi, certo sarebbe facile prenderli dalla propria tasca come per qualsiasi altra vacanza, ma ciò si distoglierebbe dai valori portanti dell’associazione ed è quindi consigliabile coinvolgere anche altre persone, pubblicizzando in un certo qual modo la beneficenza, chiedendo offerte o partecipando a fiere di paese.
Cosa ti aspetti di imparare da quest’esperienza?
Sicuramente un estremo senso di solidarietà e il rispetto per le altre popolazioni. Inoltre più di metà degli stati che visiteremo sono più poveri dell’Italia, quindi potrà anche servirci per apprezzare di più ciò che si ha in patria. Nonostante io non abbia l’abitudine di viaggiare molto, sono della convinzione che non si possa sempre rimanere fermi nello stesso punto, bisogna imparare ad aprire gli orizzonti e sono quasi certo che questo viaggio saprà darmi molto.
Non possiamo che fare i complimenti a tutti i ragazzi che come loro dimostrano la voglia di mettersi sempre in gioco e inoltre dedicar loro un proposito che Grandis scrisse in un suo libro:
“Scegli di portare con te
la prudenza, ma non le paure.L’apertura mentale, non il pregiudizio.
L’entusiasmo, ma non le illusioni.
Il coraggio, non l’incoscienza.”
Per informazioni più dettagliate sull’organizzazione visitate il sito internet di “The Adventurist” o per sostenere Davide ed Edoardo seguite la pagina Facebook “ Mongol Rally 2k18-Team: Eh Ma Il Pandone”
Roberta Rosaci