La dolce metà, l’altra metà della mela, la metà che completa e che dà senso alla mia… oh, c’est l’amour.
La metà… quante filosofie, quante poesie, quanti romanzi, quante canzoni e quanti dipinti hanno tratto ispirazione da questa così tanto celebrata metà. Ogni amore inizia da quel concetto di metà, o comunque da una voglia di completezza e di dolce e perfetto incastro e, a quanto pare, qualche storia finisce riformulandone la concezione.
È la storia di un uomo che, affranto ed arrabbiato con la sua ex compagna dopo la fine della loro relazione, facendosi prendere dal desiderio di vendetta, ha tagliato a metà tutti gli oggetti che lo legavano a lei, che in qualche modo li accomunavano. Dal peluche all’automobile, dalle sedie alla bici: tutto, ora, appare (a metà) sugli scaffali di eBay.
Tutto quello che la coppia aveva utilizzato a quattro mani e a due cuori, ora risulta praticamente inutilizzabile. Così, l’uomo ha espresso il motivo del suo gesto: “Grazie per i ‘bei’ 12 anni insieme, Laura. Ti sei veramente guadagnata la metà di tutto“.
Il mio personale pensiero sulla vicenda procede verso la condizione nella quale si trova chi vive la separazione dalla persona amata: ritornare a quella che era la routine, lo stato esistenziale che hanno preceduto la vita di coppia, che hanno preceduto quell’amore su cui si era scommesso tutto, dividendo e condividendo ogni cosa, dagli oggetti alle stanze, dalle passioni ai problemi. Tornare ad essere metà, una sola metà. O almeno, così è considerata la “nuova situazione “.
Una vera e propria proiezione del proprio stato su ogni cosa che ricorda la persona che ora è lontana: questo credo ci sia alla base del gesto assurdo dell’uomo. Perché soli, dopo un lungo periodo di condivisione con un’altra persona, ci si sente come una sedia con sole due gambe di sostenimento: una perdita dell’equilibrio, un senso di vertigine, la paura di non farcela a reggersi e a reggere il peso di quello che, d’ora in poi, sarà caricato sulla propria schiena. Solo sulla propria.
La solitudine fa paura, la paura incute ansia e l’ansia non è propria un’ affidabile consigliera, e non lo è stata neanche per l’uomo che ha ceduto alla rabbia e alla voglia di vendetta. Una vendetta che ha il sapore dell’amarezza e della nostalgia di un non-più dei cd ricevuti, regalati e ascoltati insieme, del divano che bastava per entrambi, della tv di cui ci si dimenticava perché la sua compagnia bastava: tutto, ora, è dimezzato. Dimezzato nella bellezza, nell’utilità e nella tenerezza. Dopo la pienezza dell’amore, tutto appare ( tutto resta) immobile in una triste condizione di svuotamento, di dimezzamento.
E l’uomo di cui sto raccontando, ha espresso in questo modo il suo stato attuale.
Certo, la fine di amore però non può compromettere ed annullare anche quello che è accaduto prima, quando si era felici e quando anche un vecchio peluche aveva la sua importanza: si vive per imparare a vivere sempre meglio e si ama per imparare ad amare e ad amarsi sempre di più. E tagliare, distruggere, eliminare ogni traccia di qualcosa che è stato, non è la soluzione più ragionevole e matura da scegliere e da attuare.
Anche perché, quando la mancanza della persona amata diventerà più forte e quasi insopportabile, non ci sarà più nulla da stringere, nulla a cui aggrapparsi per ricordare quanto e come si è stati felici. E non ci sarà niente a testimoniare, a provare che, comunque, è stato bello. Finché è durato, sì, ma è stato bello. E cosa è l’amore, se non questo? Cosa è se non la sorpresa, e il ricordo, di una felicità che spiazza ed emoziona?
Che dire? Resta solo la metà, ora, tra le mani di un uomo probabilmente deluso e amareggiato: la metà di un tempo e di un amore fortemente stretti per non farli scappare. Ma non sempre la vita procede come vogliamo.
E se non è andata come si desiderava, come ci si aspettava, che restino almeno i ricordi…
Deborah Biasco