“Sei l’ultimo(a) dei figli?? Oh, allora sei quello(a) più viziato(a)??!!!”
Chi è l’ultimo o l’ultima della famiglia se l’è sentito dire tante volte. In automatico! Perché è ovvio che chi arriva dopo gli altri, gode maggiormente rispetto a chi ha avuto la “sfortuna” di nascere prima.
Personalmente, credo si tratti di godere di benefici diversi, non maggiori. E non escludo il fatto che il “piccolo” o la “piccola” dovrà affrontare difficoltà e disagi che i, le grandi, non hanno incontrato.
Chi è arrivato dopo, per esempio, non avrà un armadio vuoto da riempire esclusivamente in base ai suoi gusti: “Altrimenti, di tutte le belle maglie e giacche e pantaloni e gonne dei fratelli o sorelle maggiori, che ce ne facciamo? Sono ancora utilizzabili, non possiamo mica cestinarli?!!”. Dovrà sopportare e rispondere con educazione a quegli irritanti pizzicotti sulle guance con i quali le compagnie di suo fratello o di sua sorella gli(le) dimostreranno il loro affetto.
Quando l’ultimo, o ultima, soffrirà le pene del primo-amore-finito-prima-di-iniziare, suo fratello e sua cognata avranno già fissato la data del loro matrimonio: meglio non dir nulla, va! Ora in casa c’è altro a cui pensare. E potrà accadere che quando il piccolo o piccola in questione vivrà l’ansia dell’esame di maturità, sua sorella starà vivendo quella post-partum. Ed ovviamente, sarà il primo, o prima, a prestare attenzione alla seconda.
E non meno importante, chi è arrivato per ultimo(a), dovrà farsi spazio e dovrà imparare ad accontentarsi: le esigenze dei fratelli e delle sorelle maggiori, avranno bisogno di più posto in camera, in bagno e perfino giù in cantina, “E quando sarai grande come lo siamo noi ora, capirai…”
Già. Erano veramente irritanti quei pizzicotti. E lo erano anche quelle occhiate con cui tua sorella maggiore veniva chiamata in disparte da chi sosteneva che “È troppo piccola per certe cose! Allontaniamoci da lei per parlarne!”
Senza sapere che la “piccola” sapeva già tutto. Perché era lei ad osservare la sorella maggiore mentre si prepara con fretta o con il nervosismo del primo appuntamento. Era lei ad aspettare che la sorella maggiore tornasse a casa per chiederle teneramente come era andata (o per capirlo già dagli occhi rossi, o luminosi). Era lei a consigliare abbigliamento e regali quando la maggiore aveva bisogno di un’immediata consultazione.
Essere il piccolo, o la piccola, di casa significa esprimere un parere che sia pulito e sincero sulle più svariate questioni dei “grandi” che, grandi quanto mai, necessitano sempre del pensiero di chi li guarda dal basso. Significa lasciarsi truccare e conciare in modi improponibili dalla sorella maggiore per poi guardarsi allo specchio e chiedere: “ma chi è, tra noi, la più piccola?!” . Significa cantare canzoni che i tuoi coetanei non conoscono ma che tua sorella, con la sua chitarra, suona meravigliosamente! Significa essere felice quando tua sorella e il suo fidanzato ti dicono che si sposeranno, per poi chiederti come farai in casa senza di lei. E significa accettare con gioia che la piccola di casa, ora, è la tua nipotina.
Chi è nato(a) per ultimo(a) probabilmente si ritroverà ad essere accudito(a) da genitori “esperti” e da fratelli e sorelle maggiori che ne faranno la mascotte dei loro lavori di gruppo in casa e affidabile confidente di segreti che mamma e papà non dovranno sapere, imparando la discrezione già dalla tenera età. E i guai dei maggiori saranno anche i suoi.
Così come di tutti saranno anche le gioie: i fratelli e le sorelle maggiori ci saranno sempre, con la loro disponibilità e la loro prontezza. E ci saranno perché molto probabilmente conoscono la vita più di quanto la conosci tu e soprattutto conoscono te. Ti conoscono da quando eri piccolo, piccola.
E forse in te vedono quello che avevano già previsto mentre ti accompagnavano a scuola, mentre ti insegnavano a nuotare e mentre ti aiutavano con le prime frasi complesse. E soprattutto, mentre ti insegnavano ad essere te, semplicemente. Senza farti pesare addosso la loro ombra: non ti hanno mai seguito né ti seguiranno mai per vedere dove vai e con chi vai. Ti aspetteranno a casa, in tutti quei posti che sono la vostra casa, per chiederti come stai e come è andata, come tu hai fatto con loro.
E grazie a loro, saprai che essere l’ultimo, o l’ultima, non significa essere il più viziato, la più viziata: significa molto, molto di più.
Deborah Biasco