“Mamma, sto tornando”. In casa, invece, è solo mancanza

Sara di Petrantonio
Sara di Petrantonio.  

“Mamma sto tornando”, e invece il tempo che scorreva, dimostrava il contrario, parlava di un ritardo immotivato e preoccupante. La preoccupazione però porta in sé la speranza, la voglia di farsi due risate quando della preoccupazione resta solo il ricordo, la trepidazione di avere una risposta, una soluzione. La stessa preoccupazione che ha spinto la madre di Sara ad uscir di casa, durante la notte tra sabato e domenica, per andare a cercare la figlia.

Fin quando la preoccupazione, insieme alla speranza che la incoraggiava, non s’è spenta, fin quando la risposta, la soluzione non si son presentate dinanzi ai suoi occhi attraverso la tragicità di una morte atroce. Quella di Sara, bruciata viva dall’ex fidanzato.

“Sto tornando” non è che l’ovvia conseguenza di “Sto uscendo” e l’ovvietà spesso si veste di leggerezza, intesa come tranquillità, come normalità. Ma non sempre l’ovvietà del proprio pensiero e delle proprie parole, è d’accordo con quella di chi ci circonda. E questo lo dimostra la tragica morte di Sara, lo dimostra il dramma del non tornare a casa, come ovviamente era stato previsto, lo dimostra il fatto che la propria Libertà è sempre chiamata a sfidare la pretesa, la smania del possesso e l’incapacità di gestire situazioni in maniera umana di coloro che inseguono, perseguitano e spaventano.

Tornare a casa come previsto, non è ovvio. Non lo è stato per Sara: inseguita, fermata e bruciata viva dalla persona che, molto probabilmente, chissà quante volte le aveva dichiarato il suo amore. Non lo è stato per Sara che ha cercato in tutti i modi di salvarsi, di vincere quella brutalità, e che ha chiesto aiuto: un aiuto che nessuno ha udito, che nessuno ha accolto. Non lo è stato per Sara, Donna in una società in cui il femminicidio rischia di esser ridotto a statistiche e a cifre spaventose, senza che chi di dovere lavori realmente, concretamente, affinché non accada più. Affinché ogni Donna sia libera di lasciare il fidanzato, il compagno, il marito senza la paura di essere ammazzata. Affinché nelle scuole siano attivati corsi di educazione sentimentale che promuovano il rispetto: tutto il Sapere, tutta la Cultura partono da lì e niente, nessuna conoscenza ha senso se non attinge ispirazione dal buon senso e dalla capacità di scegliere e agire in maniera umana. Affinché una donna nel dire “Sto uscendo” non abbia il timore di non tornare più a casa. E affinché al messaggio che dice “Sto tornando”, segua il suono del campanello di casa.

Perché è ovvio che sia così. È giusto che sia così. Lo era anche per Sara.

Così come lo era per tutte le Donne che non sono rientrate nella loro casa, come previsto. Perdere il cellulare, il portafoglio o le chiavi della macchina durante una serata, corrisponde ad una scomoda vicenda. Ma perdere la vita, questo, è inaccettabile.

 

Deborah Biasco

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