20 giugno 1890- 20 giugno 2016: 125 anni di Dorian Gray. Vendere l’anima al diavolo è una pratica comune, oggi.
Dorian Gray ancora non ha perso la sua bellezza, non ha sbiadito il suo colore e la sua intensità, portandosi 125 anni in maniera ammirevole. Ancora oggi è un romanzo, “Il Ritratto Di Dorian Gray“, dalla lettura avvincente che lascia il segno, nella maniera in cui l’arte può lasciare il segno. Scrive Wilde nella prefazione, infatti, che l’arte è “al contempo epidermide e simbolo” e noi è così che riceviamo il dono del romanzo: dalla pelle alla mente.
Con questo anniversario non festeggiamo solo il romanzo, abitato da personaggi cinici e da personaggi romantici, da ingenui e perversi e da personaggi ipocriti; oggi celebriamo anche noi stessi e la nostra vanità.
La sfortuna che ci è capitata, nell’epoca dei selfie, è che a scriverci non è una mente brillante come Oscar Wilde, piuttosto siamo personaggi abbozzati dall’amico ghost writer di qualche scrittore per adolescenti.
La bellezza estetica e la sua ossessione ci rendono umani piccoli, ancora più piccoli di quanto non siamo già, in un universo che crediamo essere ai nostri servigi, eppure oggi non è un giudizio accusatorio che si incammina tra queste parole.
Al diavolo vendiamo facilmente l’anima, questo l’abbiamo capito. Ma per chiunque voglia redimersi, tentando di salvaguardarsi, basti pensare -o almeno provarci- che siamo capaci di molto, se non addirittura di tutto e che farci assillare e ossessionare dalla bellezza e dalla concezione sempre più malata che ci affligge di essa è solo uno spreco di energie.
Il bellissimo, romantico, passionevole Dorian Gray è perito tra le fiamme, incapace di guardarsi dritto nell’anima. Il suo peccato più grande non è stato condurre una vita amorale, ma quello di essere stato incapace di scalare la muraglia di paura che s’era eretta nello scoprire che aveva anche un profondissimo orrore, al di là del viso candido. Prima di lui così fece Narciso, annegando stupito nel lago.
E come tanti fiori sparsi nel tempo, anche noi qui, altezzosi narcisi bianchi, commettiamo lo stesso errore: coccoliamo un guscio che ci protegge da un orrore che ci appartiene.
Però, niente paura: il nostro romanzo non è ancora terminato. Chi sa che non si possa ancora cambiare la trama…
Gea Di Bella