Le api lo sanno. Che il loro lavoro è fondamentale, lo sanno. Per questo, ci mettono tutta l’energia e tutta la concentrazione di cui sono capaci. E per questo, operano sempre con devozione e con diligenza.
E lo fanno perché è nella loro natura, senza gonfiarsi per questo. È nella loro natura lavorare incessantemente e in maniera organizzatissima, sia per i loro bisogni e sia per quelli dell’intera umanità. Come diceva Einstein: “Se le api si estinguessero, all’uomo resterebbero solo quattro anni di vita”. Poiché loro sono indispensabili e necessarie per l’impollinazione di fiori, per gli alberi da frutto e per le piante, selvatiche e non. La vita, la frenesia, l’impegno delle api, sono spettacolari! Loro lo sono! E come succede a tutto ciò che è meraviglia, poesia, bellezza, non sempre, non da tutti, esse vengono apprezzate e difese.
E purtroppo, tra le tante emergenze sulle quali viene richiamata l’attenzione, ecco che appare anche quella riguardante l’estinzione delle api. Sta accadendo in modo particolare nella contea cinese di Hanyuan (situata all’interno della provincia cinese di Sichuan): non ci sono più api ed esse vengono sostituite da uomini e donne. Drammatico. E pensare che la regione in questione è definita come la Capitale mondiale del pero: ora, quando arriva la stagione di questi alberi, sono le mani umane a fare quello che prima facevano le api. Perché le abbiamo uccise con i pesticidi, con l’inquinamento, con gli Ogm, con i cambiamenti climatici e con i Colony collapse disorder nonché le onde elettromagnetiche trasmesse dai cellulari. Abbiamo sterminato le api, privandoci di uno degli aiuti più efficaci e più dediti al nostro benessere che Madre Natura ci ha donato. Abbiamo spento la loro musica, fermato la loro danza e impoverito l’immagine di fiori e rami: senza le api, niente è come prima. In esse si rivela la filosofia del lavoro svolto per passione, della collaborazione motivata dal vivere insieme e della dedizione finalizzata alla vita altrui.
Per le api, tutti i loro sforzi sono naturali, ovvi. Loro lo fanno perché amano farlo e perché sono fiere della finalità del loro impegno. Ottime lavoratrici, le api. Eppure, non sostengono colloqui prima di essere assunte: non c’è nessuno che ne giudica le espressioni, i movimenti e l’astuzia. Nessuno le seleziona, nessuno le classifica, nessuno le esclude. Loro fanno tutto da sole e con estreme attenzione e motivazione. Ma l’umanità, come spesso accade, crede di poter sostituire ciò che essa stessa elimina, ciò che condanna all’ estinzione.
Ed ecco uomini e donne, arrampicati sui rami a fare con fatica e con un importante investimento di denaro, ciò che le api facevano per loro natura e gratuitamente. Peggio ancora, come ha dimostrato l’inquietante video diffuso da Greenpeace, dal titolo Robobees, un esercito di api-robot, realizzate dalle multinazionali dell’agroalimentare, sostituirebbero le vere api, per poter continuare l’impollinazione in modo artificiale. Conseguenza di questo scempio, è l’aumento di un maggior potere conferito alle stesse multinazionali, le quali investirebbero la manodopera nella produzione di alimenti, attraverso la gestione dell’ agricoltura mondiale.
E rieccoci a parlare di denaro e di guadagno; rieccoci a denunciare chi non può esser denunciato; rieccoci a guardare verso il vuoto. E vuoto sarà, sempre di più, se l’uomo e la donna non cesseranno di distruggere tutto quello che li circonda e che li rende parte di un’Opera di incalcolabile valore e di incommensurabile bellezza.
Forse il tintinnio di un pugno di monete, suscita maggiore interesse rispetto ad un coro di api. Soprattutto se il numero delle api che cantano, diminuisce sempre di più. Lasciate che le api vivano, che cantino, che danzino, che svolgano il loro lavoro con la passione di cui sono capaci. Concedete ai bambini e alle bambine di mangiare frutti sani, concedete loro di conoscere fiori spettacolari, fate in modo che si stupiscano nel vedere un alveare o un ape che si posa su di un fiore.
Si può imparare tanto dalle api. La gratuità, la passione e la perseveranza, per esempio. Non privateci delle loro splendide lezioni, non privateci della loro splendida bellezza.
Deborah Biasco