LA FINANZA E’ NEMICA DEL LAVORO E DEI DIRITTI

Sul Corriere della Sera del 12 maggio c’era un bell’articolo che, anche se non spingeva a fondo l’analisi delle cause, ci spiegava con semplicità uno dei più grossi ostacoli al benessere e ad una società produttiva che l’umanità si trova ad affrontare: la finanza.

Finanza
denaro padrone

Problema questo mai veramente messo sul piatto dalla politica “mainstream” che si limita a confezionare sull’argomento, quando va bene, qualche slogan elettoral-populista. L’articolo in questione porta la firma di Roberto Sommella e si intitola “Il ‘finanzcapitaismo’ deve essere disarmato“.

Questi i dati drammatici: noi cittadini abbiamo speso per la finanza 15 trilioni di dollari per salvare banche, assicurazioni e fondi d’investimento, tutti soggetti ovviamente privati. Quasi l’80% dei 120 trilioni di dollari scambiati annualmente sulla borse hanno scopi speculativi, inoltre una cifra pari a sette volte tanto, in derivati, passa su mercati non regolamentati.

L’articolo ci fa capire come il classico concetto del capitale che produce valore in beni e servizi necessari creando lavoro, sia ormai stato soppiantato dal capitale che al contrario il valore “lo estrae, imponendo e sfruttando prezzi e tassi sui mutui, erogando prestiti a chi non può chiederli e rovesciando poi sulla collettività i debiti degli altri, come accaduto nel 2008“.

La finanza sembra vivere in un universo parallelo al nostro in cui esistono altre regole, dove ad esempio le borse non crollano per gli attentati. L’autore ci spiega quali sono le categorie responsabili di questo universo e dei guai che ci procura: “le grandi banche classiche, sempre attratte dagli investimenti finanziari; la finanza ‘ombra’ che a dispetto del nome è molto concreta; i fondi pensione e gli edge funds, che di fatto possono decidere le sorti delle aziende e in alcuni casi anche degli Stati. Sono i tre pilastri del nuovo regime economico, che vive di regole che nessun governo è in grado di cambiare, per il semplice motivo che sono stati gli stessi esecutivi (americani, francesi ed europei) a decretarne in passato la libertà di azione.

E’ proprio questa la tragedia più grande: …sono stati gli uomini a creare le condizioni per il dominio del capitale sulla collettività”.

A questo dobbiamo aggiungere il fatto che il cosiddetto “debito pubblico” è un concetto fraudolento, reso possibile dalla cessione della sovranità monetaria: il denaro che usiamo è stampato da enti privati, come ad esempio la BCE, che lo usano per farci indebitare come individui, aziende e nazioni, scaricando il pagamento degli interessi sul mondo del lavoro con un’enorme tassazione.

Una nuova politica dovrebbe spiegarci cosa vuol fare della finanza e il ricatto fraudolento chiamato debito pubblico. Rivalutarne la natura e il pagamento tramite un’apposita audit giuridica è sempre più vitale per l’economia e la sopravvivenza di noi tutti.

Sappiamo ad esempio che il Diritto Internazionale prevede anche la nozione di debito “detestabile” qualora esistano le condizioni atte a soddisfare i tre requisiti giuridici seguenti.

1. Il governo del Paese deve aver ottenuto il prestito senza che i cittadini ne fossero consapevoli e senza il loro consenso.

2. I prestiti devono essere stati utilizzati per attività che non hanno portato benefici alla cittadinanza nel suo complesso.

3. I creditori devono essere al corrente della situazione, e disinteressarsene.

I politici degli ultimi decenni ci hanno indotto a cedere varie sovranità nazionali ad enti privati, evidentemente perché collusi con la finanza a scapito della società civile e del lavoro, con la falsa teoria che lo Stato debba per forza essere inefficiente rispetto al privato, senza spiegarci bene cosa sarebbe veramente successo e con il miraggio, anch’esso falso, di un’Europa in cui saremmo stati tutti più ricchi lavorando meno. Abbiamo visto com’è andata.

Da queste considerazioni non può che giungere un solo appello: dobbiamo tutti pensare con la nostra testa e capire quali interessi si celano dietro la crisi e smetterla di dare credito a quei politici che ci dicono che bisogna “fare sacrifici”, che ci vendono l’ipocrita menzogna che la nostra società avrebbe vissuto e speso “al di sopra delle sue possibilità”.

Sono argomenti che servono a tenerci al guinzaglio della finanza, delle lobby internazionali e delle banche a cui abbiamo regalato il privilegio di stampare la moneta che lo Stato potrebbe stamparsi da sé in modo oculato.

Credo sia giunto il tempo in cui dobbiamo smettere di dar credito a quei politici che nascondono o raccontano diversamente queste cose, e che non forniscono un serio programma per uscire dalle trappole della finanza.

Occorre rispettare la Costituzione e dare di nuovo valore al lavoro con programmi di piena occupazione, resi possibili da un drastico abbassamento della tassazione reso a sua volta possibile dalla riconquista della sovranità politica, economica e monetaria.

Ne va della nostra sopravvivenza individuale e nazionale.

 

Massimo Francheschini

 

 

 

 

 

 

 

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