Partire o restare? Giovani aspiranti adulti

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In ogni parte del Pianeta esistono posti capaci di rubarci il cuore. I nostri occhi scattano istantanee una dietro l’altra e non si capacitano di così tanta bellezza. Lo stupore ci investe, un brivido di euforia ci attraversa il corpo. Esiste qualcosa di più bello della scoperta per i giovani? Conoscere nuove culture, permetterci di confrontarci con abitudini di vita così distanti dalle nostre che in realtà non ci starebbero così male addosso. Camminare per strada scalzi non è poi così rozzo, si sente l’odore di una vita vissuta a pieno contatto con la Terra.

Mettere in dubbio il nostro percorso di vita fino a qui e ammettere che anche da quella prospettiva la vita sia in grado di rivelarsi magica, incredibilmente affascinante. Lasciare da parte i pregiudizi, rimangiarsi frasi fatte, discriminatorie nei confronti di popolazioni che per sfortuna o per fortuna non conoscono lo sviluppo, la globalizzazione. Ogni luogo ha la propria cultura, la propria dimensione, una concezione individuale dell’esistenza eppure quando ci si sposta da casa inciampando in tutt’ altro, sembra che parte di noi sia sempre stata lì ad aspettarci, ad attendere che ci accorgessimo di lei.

Dopo qualche viaggio in avanscoperta si prende in considerazione l’idea che tutto ciò possa diventare la quotidianità ed ecco che molti giovani giunti ad un momento ben preciso della loro vita sentono la necessità di prendersi il famoso anno sabbatico per dimostrare a loro stessi che, anche a tantissimi km di distanza, se la possono cavare alla grande. Così, cavalcando l’onda dell’entusiasmo, comprano soltanto il biglietto d’andata per continenti di cui hanno solo sentito parlare ma che sembrano offrire buone proposte di lavoro che li impegneranno per un po’. In questo modo si è costretti a scoprire una parte di se stessi che nella quotidianità non affiora perché circondati dalle comodità di sempre e facilitati dall’ utilizzo della propria lingua madre.

I giovani che partono in cerca di se stessi, spesso, non sono solo motivati dall’ apprendimento di una nuova lingua e dal desiderio di cambiare vita, forse sono spinti dall’ ondata di disoccupazione che ha investito il loro Paese ma allo stesso tempo c’è la paura di abbracciare un percorso di studi o una carriera lavorativa che li incateni a realtà che non sono adatte alla loro natura. Una pausa da un destino che sembra già essere scritto e da una società che tende a standardizzare gli ideali delle persone. Ci vuole coraggio a partire ed affrontare una nuova parentesi ma ci vuole anche fegato a restare, a cercare di crearsi il proprio spazio nel mondo, prendendo le distanze da cosa ci soffoca e valorizzando le possibilità che ci circondano. “Mondo è paese”: non c’è un posto adatto dove trovare se stessi, bisogna volersi guardare dentro. I viaggi ci arricchiscono e ci temprano perchè forniscono nuovi punti di vista ma solo noi possiamo stare al timone della nostra esistenza, ovunque ci troviamo.

Sara Trinchero

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