11 settembre 1973, Cile – Anniversario di un golpe

L’attentato alle Torri Gemelle non è l’unica cosa che vale la pena ricordare l’11 settembre. Proprio in questo giorno di quarantasei anni fa, l’11 settembre 1973, si svolgeva in Cile il golpe che avrebbe dato inizio alla dittatura militare del generale Augusto Pinochet.

La storia

11 settembre 1973 allendeNel corso delle elezioni presidenziali cilene del 1970, nessuno dei tre candidati ottenne una maggioranza assoluta. I risultati del voto attribuivano un 36,3% a Salvador Allende, un 35,8% al conservatore ex presidente Jorge Alessandri Rodrìguez e un 27,9% al cristiano democratico Rodomiro Tomic. In accordo con la Costituzione e con la prassi politica, in una situazione del Genere il Congresso avrebbe dovuto eleggere presidente il candidato con il maggior numero di voti, benché si trattasse semplicemente di una maggioranza relativa.

Salvador Allende divenne quindi presidente del Cile nel 1970 con poco più del 35% dei consensi. Tuttavia, una larga parte della popolazione cilena era contraria alla sua elezione. Anche gli Stati Uniti, preoccupati, nel contesto della guerra fredda, di un possibile avvicinamento del Cile all’URSS, espressero con forza la propria contrarietà. Sembra, addirittura, che il governo americano e i servizi segreti siano implicati nel colpo di stato che ebbe luogo in data 11 settembre 1973.

La situazione economica durante la presidenza di Allende

Allende avviò da subito quella che chiamava via cilena al socialismo. Si trattava di una politica di riforme di ampio respiro che comprendeva, tra le altre cose, la nazionalizzazione di grandi imprese (soprattutto quelle produttrici di rame), un’ampia riforma del sistema sanitario e scolastico, la redistribuzione gratuita del latte per i bambini e una riforma agraria.

I risultati a breve termine furono positivi: nel 1971 ci fu un considerevole aumento della crescita industriale, del PIL e un declino dell’inflazione e della disoccupazione. Tuttavia, già dal 1972, la moneta cilena (l’escudo) mostrava un’inflazione molto forte che sfiorava il 140%. Il governo fu costretto a regolamentare i prezzi di alcuni beni. L’insieme di queste congiunture economiche sfavorevoli fu l’origine della nascita del mercato nero di riso, fagioli, zucchero e farina, beni di prima necessità.

Per quanto riguarda i rapporti economici con l’esterno, tra il 1970 e il 1972, si registrò un brusco aumento delle importazioni e un notevole calo delle esportazioni, dovuto principalmente alle fluttuazioni del prezzo del rame, il prodotto da esportazione più importante del Cile. Più del 50% degli introiti statali derivavano, infatti, da questa singola materia prima.

La situazione politica precedente al colpo di stato

Questo periodo di recessione economica si tradusse, in autunno del 1972, in un’ondata di scioperi. Essa ebbe origine nel settore dei trasporti su gomma, ma poi si estese ai piccoli imprenditori e ad alcuni sindacati e gruppi studenteschi. Tali scioperi bloccarono l’economia, ma la loro conseguenza principale fu l’entrata del capo dell’esercito cileno, Carlos Prats, nell’esecutivo, prima come Ministro degli Interni e poi come vicepresidente.

Già il 29 giugno del 1973 ci fu un primo tentativo (fallito) di golpe, durante il quale un reggimento corazzato circondò il palazzo presidenziale. A questo ne seguì un altro alla fine di luglio.  Allende si vide allora costretto, il 9 agosto, a nominare Prats Ministro della Difesa e Vicepresidente. Tuttavia, il generale rimase coinvolto in un incidente automobilistico che lo rese impopolare agli occhi dei militari. Allende nominò allora Augusto Pinochet al suo posto come nuovo comandante dell’esercito del Cile.

Inoltre, il 22 agosto, i cristiano-democratici e i membri del Partito Nazionale presentarono alla Camera dei deputati un documento in cui accusavano Allende di cercare «[…] di conquistare il potere con l’ovvio scopo di assoggettare tutti i cittadini al più stretto controllo politico ed economico da parte dello Stato […] con lo scopo di stabilire un sistema totalitario».

11 settembre 1973: il colpo di stato e l’inizio della dittatura militare di Pinochet

L’11 settembre 1973 il generale Pinochet, alla guida dell’esercito cileno, circondò il palazzo presidenziale, la Moneda, attaccandolo via terra e bombardandolo con dei caccia inglesi. Durante l’attacco Salvador Allende morì, probabilmente suicida. I sostenitori di Pinochet, naturalmente, sostennero l’ipotesi dell’assassinio da parte delle truppe dell’esercito, ma la tesi del suicidio fu confermata nel 2011 a seguito di un’autopsia sul corpo riesumato di Allende.

Già il 12 settembre vennero nominati dei militari come ministri. Il 13 la giunta militare sciolse in Congresso e si autoproclamò a capo anche del potere legislativo. Tutti i partiti che avevano fatto parte di Unità Popolare, coalizione di centro-sinistra, vennero messi fuori legge.

Nell’ottica dell’eliminazione di ogni possibile opposizione, lo Stadio Nazionale venne trasformato in un campo di concentramento in cui gli oppositori (o sospettati tali) venivano interrogati e torturati in modo estremamente violento e repressivo. Molte donne vennero violentate dagli ufficiali dell’esercito.

Molte persone furono arrestate nei mesi successivi e a migliaia scomparvero (i cosiddetti desaparecidos). Alcuni di essi vennero barbaramente uccisi, altri semplicemente scomparvero da tutti i registri pubblici. Quasi come non fossero mai esistiti.

Ai figli dei dissidenti, invece, toccò una sorte diversa: essi vennero affidati ai sostenitori del regime.

L’intervento degli Stati Uniti nel colpo di stato cileno

Come molte delle questioni di diplomazia internazionale che riguardano gli Stati Uniti, anche questa si presenta controversa e oscura. Nessun documento ufficiale proveniente dal governo americano testimonia che gli USA abbiano sostenuto o partecipato al golpe di Pinochet, ma è indubbia la loro avversione politica ed ideologica nei confronti di Allende.

Inoltre, la CIA, sebbene non abbia ufficialmente preso parte al colpo di stato, venne avvisata due giorni prima che questo avesse luogo, e di certo non agì per impedirlo.

Quello che è chiaro, è che gli USA esercitarono una fortissima pressione economica sul Cile quando Allende salì al potere, che è in buona parte responsabile della recessione che colpì il paese e determinò le condizioni favorevoli all’insurrezione. Nel 1970 Kissinger, consigliere nazionale per la sicurezza americana, indirizzò un documento all’intelligence, ai capi della diplomazia e della difesa in cui affermava che bisognava imporre una forte pressione economica sul governo Allende per impedirne il consolidamento e limitarne la capacità di implementare politiche avverse agli USA e ai suoi interessi nell’emisfero, come la completa nazionalizzazione da parte di Allende di diverse imprese straniere e dell’industria del rame. Nixon dichiarò, inoltre, che il governo americano non avrebbe concesso alcun aiuto economico (come invece era avvenuto per i governi precedenti) al governo cileno.

Documenti della CIA pubblicati nel 2004 chiariscono il ruolo degli USA nel colpo di stato cileno: se non avesse potuto manipolarela diplomazia, il governo americano avrebbe cercato generali dell’esercito oppositori di Allende e desiderosi di far cadere il governo.

Inoltre, benché gli americani screditassero e criticassero pubblicamente la dittatura di Pinochet, in realtà gli fornirono un grande sostegno materiale. La CIA appoggiò attivamente la giunta militare dopo il rovesciamento di Allende e che molti degli ufficiali di Pinochet divennero informatori pagati della CIA o dell’esercito statunitense, anche se alcuni erano noti per essere coinvolti in abusi dei diritti umani.

L’eco del golpe dell’11 settembre 1973 in Italia

Naturalmente, l’operato degli USA rese limpido il fatto che il governo americano avrebbe boicottato l’ascesa dei partiti socialisti e comunisti in tutto il mondo, in quanto non favorevoli agli interessi economici ed ideologici della grande potenza. Il golpe dell’11 settembre 1973 in Cile è, infatti, uno dei simboli più concreti della Guerra Fredda. Tale messaggio arrivò forte e chiaro anche in Italia. Fu anche per evitare «Spaghetti Italiani in Salsa Cilena» (nome del rapporto dell’intelligence americana dell’epoca) che il leader del Partito Comunista Italiano, Enrico Berlinguer, lanciò l’idea del compromesso storico.

Martina Fantini

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