Libertà di stampa? In Italia sembra essere ben lontana dai principi democratici di cui tanto si parla. Questo accade nonostante
siamo inseriti nella classifica dei primi dieci Paesi al mondo per potenza economica, ma a quanto pare, anche questo, non significa nulla. Lo sviluppo economico, infatti, non corrisponde alla tutela dei diritti e a un ambiente idoneo alla libertà.
Se si mettono a confronto i dati raccolti da Trasparency International per quanto riguarda la corruzione percepita si può notare che vi è una coerente corrispondenza tra l’alto livello di corruzione e il basso grado di libertà di stampa. In questa graduatoria, l’Italia si trova al 61° posto, qualche gradino più su rispetto al 77° posto della classifica sulla libertà di stampa, questo ultimo pessimo risultato è emerso nell’annuale classifica redatta da Reporters sans Frontieres.
Il bilancio dei giornalisti, vittime nel 2015, è altissimo, ma altrettanto alto è il numero di reporter rapiti e tenuti in ostaggio, 54, ed ancora più alto quello di quelli in prigione per aver svolto il loro lavoro: 154. Tra i 54 rapiti, 26 sono tenuti in ostaggio in Siria, 13 in Yemen, 10 in Iraq e 5 in Libia. Tra i ben 153, 23 sono detenuti in Cina in prigione, seguita dall’Egitto 22, 18 in Iraq, 15 in Eritrea, 9 nella Turchia del neo-sultano dalle ambizioni ottomane, ossia il presidente Recep Tayyip Erdogan che non tollera la libertà di stampa e l’ha dimostrato facendo arrestare spesso giornalisti e chiudere testate. Gli altri 69 sono detenuti nel resto del mondo.
Rispetto agli indici del 2015, in Italia, è aumentato il livello di corruzione ed è peggiorato quello della libertà di stampa. A tale proposito, le dichiarazioni del presidente dell’Associazione Nazionale magistrati, Piercamillo Davigo, riguardo i politici che rubano più di prima, hanno il riscontro dei numeri, vi è quindi un invito alla moralità. Davigo ha posto il problema del corretto funzionamento della democrazia.
La libertà di stampa è figlia dell’esigenza di un’informazione senza padroni che denuncia, a ogni livello, malaffare e corruzione. Da sempre è la strada più contrastata, ma è la sola che può portare alla libertà. I giornalisti in maggiore difficoltà in Italia, dunque, sono quelli che fanno inchieste su corruzione e crimine organizzato.
Reporter senza Frontiere vuole che sia nominato un rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu per proteggere i reporter, e tutto questo per tutelare e proteggere un diritto che dovrebbe essere acquisito, ma ormai sembra, invece, essere acquisito l’atteggiamento di chi delinque e che se viene scoperto risolve il problema eliminando la fonte del suo problema. Questo atteggiamento si ripropone anche in realtà sociali più ridimensionate. A capo di tutto questo le istituzioni che fanno finta di non vedere e di non sapere.