Ray Bradbury, 100 anni oggi, è stato per tutta la vita un accanito sostenitore del potere salvifico dei libri. Nel suo romanzo più noto, “Fahrenheit 451 ” tratta proprio di questo. Un avvertimento a una società drogata dalla tecnologia che, allontanatasi dai libri, perde la cognizione della realtà e la capacità di pensare autonomamente.
“Non devi bruciare libri per distruggere una cultura. Basta che le persone smettano di leggerli.” – Fahrenheit 451
Il 22 agosto 1920, in una piccola cittadina americana, nasceva Ray Bradbury. Autodidatta, figlio di un operaio disoccupato che non poté mandarlo al college. Eppure divenne uno degli autori della triade – composta dallo “scienziato” Asimov e dall’ “apocalittico” Dick – che ha rifondato il genere fantascientifico.
L’opera di Ray Bradbury ci dimostra che l’immaginazione è uno strumento per comprendere meglio il mondo e cambiare le cose
Bradbury scriveva innanzitutto del mondo, specialmente dell’America del suo tempo: un paese in crisi, ma con grandi aspettative per il futuro.
L’universo fantastico di Bradbury fa da sfondo a storie che riflettono sulla natura dell’essere umano e sulla vita – anche se trasferita su Marte. La sua fantascienza si oppone alla società contemporanea che invece tende a sacrificare l’immaginazione in nome del materialismo.
“Fahrenheit 451” un libro sull’immenso potere dei libri
“Fahrenheit 451” è entrato a far parte della cultura di questo secolo e va letto al pari delle grandi anti-utopie, come 1984 di Orwell. Dal libro è stato pure tratto un film diretto da nientepopodimeno che François Truffaut nel 1966.
Nell’ipotetico futuro raccontato da Bradbury i libri sono banditi e non solo leggerli, ma anche possederli è proibito. Il protagonista della storia, Montag, è un pompiere che invece di estinguere gli incendi, li appicca per distruggere i libri.
Il romanzo anticipa gli incubi di un’era dominata dalla televisione, dalla robotica e dalla realtà virtuale
Una visione incredibilmente profetica che dà voce, inoltre, alle paure di un’epoca. Il libro fu infatti pubblicato nel 1953, al culmine della Guerra Fredda. Un periodo caratterizzato da una paranoia diffusa soprattutto nell’ambito della cultura e dell’informazione.
Il romanzo solleva la questione cruciale su come preservare la capacità di pensare criticamente, ma la riflessione di “Fahrenheit 451 ” va ben oltre. Montag realizza che è stata l’apatia delle masse a permettere l’ascesa del regime. Il governo ha semplicemente sfruttato la pigrizia mentale e l’interesse per le banalità. Alla scomparsa della cultura seguono quella dell’immaginazione e del pensiero indipendente.
“Fahrenheit 451” è la parabola di una società complice della sua stessa combustione
Il tema principale del romanzo non è tanto la censura ma la tecnologia. Più specificamente il ruolo della televisione come nuovo oppiaceo delle masse. La tecnologia non è e non potrà essere mai un sostituto della letteratura.
Potremmo seguire l’esempio di Groucho Marx che trovava la televisione molto istruttiva, perché quando qualcuno l’accendeva, andava nell’altra stanza e leggeva!
Il miglior regalo che tutti potremmo fare a Ray Bardbury per i suoi 100 anni è prendere un libro e leggerlo.
Doriana Bruccoleri