Un tribunale egiziano ha condannato alcune influencer di Tik Tok a 10 anni di carcere per traffico di esseri umani. La sentenza si basa sul contenuto dei loro video, ritenuto moralmente inappropriato, nei quali incoraggiano i follower ad unirsi alla piattaforma di condivisione video Likee.
Domenica il tribunale del Cairo ha condannato 5 ragazze a 10 anni di carcere per aver incoraggiato su Tik Tok ad utilizzare la piattaforma Likee. Haneen Hossam, 20 anni, e Mawada Eladhm, 22, sono state accusate di “utilizzare le ragazze in atti contrari ai principi e ai valori della società egiziana con l’obiettivo di ottenere benefici materiali”. Hossam ed Eladhm respingono le accuse.
Haneen, studentessa universitaria e celebrità dei social media con quasi un milione di follower, ha espresso il suo shock in un video Instagram il 22 giugno. Poche ore dopo, la polizia l’ha arrestata.
“Dieci anni! Non ho fatto nulla di immorale per meritarmi tutto questo. Sono stata in prigione per 10 mesi e non ho detto una parola dopo essere stata rilasciata… Perché volete incarcerarmi di nuovo?”
Nel luglio 2020, infatti, il tribunale economico del Cairo, che sovrintende ai crimini informatici, aveva già condannato Hossam. La pena era fissata in 2 anni di carcere ed una multa per “aver minato i valori e i principi della famiglia” pubblicando video “indecenti”.
Oltre i 10 anni di carcere, un problema diffuso
Hossam e Eladhm, purtroppo, non sono sole. A partire dal 2020, le autorità egiziane hanno preso di mira almeno altre 10 donne influencer su TikTok e Instagram in una campagna di arresti e procedimenti giudiziari. Ricordiamo in ordine sparso Hadeer al-Hady, 23 anni; Menatullah “Renad” Emad, 20 anni, e un popolare duo madre-figlia, Sherifa Refaat, 46 anni, e Noura Hisham, 24.
Amnesty International ha condannato il recente accaduto in un comunicato inviato a The New Arab:
“Puniscono le donne influencer di TikTok per il modo in cui si vestono, agiscono, influenzano i social media e guadagnano denaro online. Questo fa parte dei tentativi delle autorità di controllare il cyberspazio controllando i corpi e il comportamento delle donne”.
Hussein Baoumi, ricercatore di Amnesty International
Chi definisce i “valori della famiglia”?
Sin dalla loro nascita, in una clausola della legge egiziana sulla criminalità informatica del 2018, i “valori della famiglia egiziana” sono stati oggetto di critiche da parte di molti attivisti, i quali sostengono che il termine è lasciato indefinito e deliberatamente vago per adattarsi ai capricci del pubblico ministero. Questo tema è presente anche in una delle prime petizioni:
“Se le donne di Tik Tok vengono punite per il loro contenuto che ‘viola i valori della famiglia egiziana’, potremmo almeno sapere quali sono [quei valori]? Quale famiglia intendiamo?”
L’attivista egiziana Salma El Hosseiny spiega il fenomeno in questi termini:
“Ha davvero a che fare con il fatto che i corpi delle donne non sono loro, sono sempre considerati come il loro rapporto con il fratello, la famiglia, lo stato”.
L’impunità degli uomini colpevoli di violenze sulle donne
L’ondata di arresti di celebrità TikTokers e Instagrammers nel 2020 ha coinciso con un’ondata di denunce #MeToo in cui decine di donne egiziane hanno preso i social media per parlare delle loro esperienze di violenza di genere, aggressione e stupro.
Ad esempio Aya, 17 anni, sui social media”Menna Abdelaziz”, ha parlato della sua aggressione e dello stupro di gruppo su TikTok nel maggio 2020, ma l’Egitto ha deciso di arrestare lei per i reati morali dei suoi video.
Le azioni delle autorità egiziane contro le donne influencer dei social media, in particolare quelle provenienti dalle classi socio-economiche più basse, evidenziano un modello di controllo del corpo delle donne e di assoggettamento del loro comportamento alla morale, mentre lasciano regnare l’impunità quando si tratta di gravi crimini di violenza sessuale da parte di uomini provenienti da ambienti potenti.
Alle donne egiziane dovrebbe essere permesso di esprimere la loro indipendenza. La comunità internazionale dovrebbe sostenere la loro richiesta di libertà dalle interferenze del governo e dalla violenza e dalle molestie.
Francesco Maria Trinchese