L’aria in Europa è troppo inquinata soprattutto per bambini e adolescenti: 1.200 decessi per l’inquinamento atmosferico

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Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente nonostante i miglioramenti della qualità dell’aria ci sono ancora 1.200 decessi per l’inquinamento atmosferico ogni anno tra bambini e adolescenti. Per quanto l’Europa stia facendo progressi è ancora al di sotto degli standard di sicurezza indicati dall’OMS: il livello di inquinamento dell’aria rimane preoccupante.

1.200 decessi per l’inquinamento atmosferico

Bambini e adolescenti sono particolarmente sensibili all’inquinamento atmosferico per una molteplicità di fattori, per questo è necessario proteggerli da un’eccessiva esposizione agli inquinanti, soprattutto ozono, biossido di azoto e particolato sottile (PM2.5). Sono gli inquinanti più comuni nelle nostre città e sono causati prevalentemente da traffico, industria, agricoltura e riscaldamento domestico. A causa della cattiva qualità dell’aria che respiriamo solo nel 2022 ci sono stati più di 1.200 decessi per l’inquinamento atmosferico e sono aumentati i casi di asma e allergie, infezioni respiratorie e ridotta funzionalità polmonare.

In pratica, è necessario intervenire tempestivamente per migliorare la qualità dell’aria e rientrare quanto prima negli standard di sicurezza stabiliti dall’OMS.

I livelli di inquinamento atmosferico in tutta Europa sono ancora pericolosi e le politiche europee sulla qualità dell’aria dovrebbero mirare a proteggere tutti i cittadini, ma soprattutto i nostri bambini, che sono i più vulnerabili agli impatti sulla salute dell’inquinamento atmosferico. È urgente continuare a intensificare le misure a livello europeo, nazionale e locale per proteggere i nostri bambini, che non possono proteggersi da soli. Il modo più sicuro per tenerli al sicuro è rendere più pulita l’aria che tutti respiriamo.

Hans Bruyninckx, direttore esecutivo AEA

Ma perché i bambini sono così vulnerabili?

Ci sono molteplici fattori che rendono un bambino più vulnerabile di un adulto all’inquinamento atmosferico:

Le conseguenze dell’inquinamento atmosferico sui bambini

L’inquinamento atmosferico ha gravi e dirette conseguenze sulla salute di un essere umano sin dalla gestazione. Durante la gravidanza, infatti, l’esposizione al particolato sottile e agli altri inquinanti aumenta il rischio di nascita prematura e di sottopeso alla nascita e sembrerebbe avere anche delle responsabilità nel provocare aborti spontanei.

Dal momento della nascita in poi, invece, l’esposizione all’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di infezioni respiratorie come polmoniti, causa allergie (riniti, congiuntiviti…), provoca l’asma. Inoltre, l’esposizione prolungata agli inquinanti atmosferici influisce negativamente sullo sviluppo cerebrale dei bambini e sembra avere un ruolo significativo nello sviluppo di alcuni tipi di disturbo dello spettro autistico.

Al netto di tutto questo, quindi, possiamo comprendere le motivazioni dei 1.200 decessi per l’inquinamento atmosferico tra bambini e adolescenti. Non è un caso che l’OMS abbia stabilito degli standard molto rigidi per tutelare la qualità dell’aria e, di conseguenza, la salute dei bambini.

I livelli di inquinamento atmosferico europei

Secondo l’AEA, il 97% della popolazione urbana europea è stata esposta a concentrazioni di particolato fine (PM2.5), ozono e biossido di azoto superiori al livello di sicurezza stabilito dall’Oms. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la concentrazione del particolato sottile nell’aria non deve superare 10 μg/m(microgrammi per metro cubo di aria).

In Europa 213 città sulle 375 monitorate eccedono il limite di sicurezza stabilito e in Italia solamente 10 sono in regola. Le aree più inquinate sono l’Europa orientale e, ovviamente, l’Italia. Con un’attenzione particolare alla Pianura Padana.

L’Agenzia Europea dell’Ambiente mappa sistematicamente la qualità dell’aria in tutto il continente e, in questa carta interattiva, si possono consultare i dati relativi alle concentrazioni di PM2.5 tutte le principali città europee.

La situazione italiana

È significativo che la prima città italiana per qualità dell’aria sia Sassari, al 16° posto in Europa. Per trovare la seconda città italiana dobbiamo scendere fino al 33° posto, dove troviamo Livorno. Tra le prime 100 troviamo solo altre 2 città italiane (Battipaglia, al 72° posto e Grosseto, al 92°).

Le città della Pianura Padana, invece, si collocano tristemente tutte nelle ultime posizioni della classifica, con una concentrazione di particolato sottile superiore a 15μg/m3. La top 5: Brescia, Venezia, Vicenza, Padova e, fanalino di coda con una concentrazione di PM2.5 di ben 25,1 μg/m3, Cremona.

Che in Pianura Padana non si respiri non è una novità e le motivazioni ormai sono più che note: è tra le aree più industrializzate e coltivate intensivamente d’Europa, è tra le aree più popolate e trafficate d’Italia. Inoltre la circolazione dell’aria non è ottimale e, in più, a tutto questo si aggiunge l’ormai perenne assenza di piogge. Pioggia che è essenziale ai fini dell’abbassamento dei livelli di inquinamento atmosferico.

Non è un mistero che uscendo da Milano e andando a fare una gita fuoriporta verso le colline della Brianza o le alture delle Prealpi si possa vedere chiaramente all’orizzonte (ammesso che l’orizzonte si veda) una netta striscia violacea. Suggestiva, forse, ma decisamente poco salubre.

Il 21 marzo scorso Milano ha vinto la medaglia di bronzo ai mondiali di aria irrespirabile, preceduta solo da Teheran e Pechino. Lo stesso giorno, 9 delle 10 città italiane più inquinate erano in Lombardia.

Una proposta

Niente di particolarmente nuovo, è da anni che sappiamo che l’aria dell’Italia settentrionale è irrespirabile. Nonostante questo, però, è da qualche anno che non vengono presi provvedimenti antismog.

Sono ormai un ricordo lontano la circolazione a targhe alterne dei primi anni 2000 per limitare le emissioni o le domeniche a piedi degli anni ’70. Certo, in quest’ultimo caso le motivazioni erano ben altre, e cioè risparmiare carburante per far fronte alla crisi energetica scoppiata nel ’73, ma certamente hanno avuto un impatto positivo sulla qualità dell’aria. Quindi perché non applicarle nuovamente per ridurre l’inquinamento legato al traffico?

I benefici del divieto di circolazione, peraltro, non impattano solo sulla qualità dell’aria, ma anche sulla qualità della vita. Infatti, impedire l’utilizzo dell’automobile invita i cittadini a fare attività fisica all’aperto, utilizzando le proprie gambe o le proprie biciclette, per scoprire le bellezze artistiche e naturalistiche nei dintorni di casa. Invita a prendere un treno per fare una gita alternativa. Invita a riscoprire la lentezza e a dimenticare, una volta ogni tanto, la frenesia di questa vita contemporanea in cui la calma sembra essere diventata un disvalore.

Arianna Ferioli

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